Il gigante ghiacciato svela i suoi segreti grazie a Hubble
Grazie a una nuova e precisa analisi delle aurore ultraviolette di Urano, è stato possibile calcolare con maggiore esattezza la durata del suo giorno: 17 ore, 14 minuti e 52 secondi, ovvero 28 secondi in più rispetto alla stima precedente. Un dettaglio apparentemente minimo, ma con implicazioni scientifiche significative per la futura esplorazione del pianeta.
Misurare il tempo su un mondo estremo
Misurare il periodo di rotazione di un pianeta gigante come Urano non è affatto semplice. A differenza della Terra o di Marte, dove i punti di riferimento visivi permettono calcoli relativamente diretti, i pianeti gassosi presentano venti furiosi, tempeste durature e assenza di superfici solide. Questi fattori rendono difficile determinare con precisione quanto tempo impiega il pianeta a compiere un giro su sé stesso.
La prima stima risale al 1986, quando la sonda Voyager 2 si avvicinò a Urano e rilevò che il pianeta ruotava in 17 ore, 14 minuti e 24 secondi, con un margine di errore di ±36 secondi. Queste misurazioni si basavano sull’analisi del campo magnetico e delle emissioni radio provenienti dai poli.
Un pianeta che ruota “sdraiato”
Uno degli aspetti più peculiari di Urano è la sua inclinazione assiale estrema: l’asse di rotazione è inclinato di circa 98 gradi, rendendo il pianeta praticamente “sdraiato” rispetto al piano orbitale. Anche il campo magnetico, inclinato di ben 59 gradi rispetto all’asse di rotazione, contribuisce a creare un quadro molto complesso da interpretare.
Questa configurazione ha sempre reso difficile monitorare con precisione il comportamento rotazionale del pianeta, specialmente nel lungo periodo.
Hubble cambia le regole del gioco
Il nuovo studio, guidato da Laurent Lamy dell’Osservatorio di Parigi, ha utilizzato dati raccolti dal Telescopio Spaziale Hubble nel corso di oltre un decennio (dal 2011 al 2022). Analizzando con attenzione l’evoluzione delle aurore ultraviolette — che appaiono vicino ai poli magnetici e ruotano insieme al pianeta — gli scienziati sono riusciti a determinare con maggiore precisione la durata del giorno su Urano.
La nuova stima ha un margine di errore minimo, inferiore al secondo, rendendola mille volte più accurata rispetto a quella della Voyager 2.
Perché 28 secondi possono fare la differenza
Anche se 28 secondi sembrano irrilevanti su scala planetaria, per la navigazione interplanetaria e la pianificazione di missioni spaziali, questi dettagli sono cruciali. Un errore accumulato nel tempo può significare lo sbagliare completamente il punto di ingresso in orbita, o non riuscire a sincronizzarsi correttamente con eventi atmosferici o magnetici.
Con una misura così precisa, sarà possibile prevedere con anni di anticipo la posizione dei poli magnetici, le aurore e altri fenomeni atmosferici. Questo migliorerà l’efficienza e la sicurezza di eventuali sonde spaziali dirette verso Urano nei prossimi decenni.
Un futuro più vicino per l’esplorazione uraniana
Urano è uno dei pianeti meno esplorati del nostro sistema solare. Dopo il rapido sorvolo della Voyager 2 nel 1986, non è stata inviata alcuna missione specifica per studiarlo in dettaglio. Ma negli ultimi anni, l’interesse è cresciuto, soprattutto per la sua composizione unica, i misteri climatici e il ruolo che potrebbe aver giocato nella formazione del sistema solare.
Con strumenti sempre più sofisticati e dati più precisi, come questa nuova misura del periodo di rotazione, gli scienziati possono ora progettare missioni più ambiziose e mirate.