L’effetto scia e le sue conseguenze sui parchi eolici offshore
Nel Nord Europa, lo spazio offshore sta diventando teatro di una nuova forma di competizione: non per la terra, ma per l’energia del vento. Le moderne turbine eoliche, sempre più grandi ed efficienti, generano una scia turbolenta dietro di sé, che rallenta il vento e ne riduce la potenza disponibile per le turbine che si trovano alle spalle. Questo fenomeno, noto come effetto wake, è diventato un problema critico in un panorama energetico sempre più affollato.
Cresce l’affollamento nel fondale marino
Con la spinta europea verso la decarbonizzazione, centinaia di nuovi progetti eolici sono stati autorizzati o pianificati nel Mare del Nord, nel Mar Baltico e lungo le coste di Paesi Bassi, Danimarca, Germania e Regno Unito. Ma mentre le autorità nazionali accelerano i piani, gli sviluppatori già presenti in queste aree temono che i nuovi impianti compromettano l’efficienza dei loro investimenti esistenti.
Il paradosso della vista bloccata
La situazione è simile a quella di un proprietario che ha appena costruito una villa con una splendida vista panoramica, per poi scoprire che il vicino ha deciso di costruire proprio davanti a lui, oscurando l’orizzonte. Nel mondo dell’eolico, la “vista” è il vento libero e costante, e l’invasione del vicino si traduce in una perdita concreta di energia e di profitti.
Implicazioni economiche e legali
L’effetto wake può ridurre anche del 20-30% la produzione di un parco eolico situato sottovento rispetto a uno più recente. Questo ha dato vita a controversie tecniche e legali tra aziende energetiche, che chiedono regolamentazioni più severe e piani di sviluppo più coordinati a livello transnazionale.
La sfida futura: cooperare o competere
Gli esperti del settore ritengono che, per evitare una “guerra del vento”, sarà necessario ripensare la pianificazione marittima. Si propone l’adozione di modelli collaborativi, che considerino le interazioni aerodinamiche tra parchi eolici e favoriscano accordi multilaterali tra operatori. L’alternativa è un sistema caotico dove la corsa alla produzione di energia verde rischia di diventare un freno alla transizione ecologica.