La frattura sismica lungo la faglia di Sagaing sorprende i geologi
Le nuove analisi condotte dagli esperti rivelano che la rottura della faglia che ha generato il terremoto in Myanmar il 28 marzo si è estesa per almeno 450 chilometri, ben oltre i circa 200 chilometri stimati inizialmente. Si tratta di un evento sismico di straordinaria intensità e complessità, che ha attirato l’attenzione della comunità scientifica internazionale.
Una faglia lunga e pericolosa
La faglia di Sagaing, lungo la quale è avvenuto il sisma, è una delle strutture geologiche più attive del sud-est asiatico. Si estende per circa 1.200 chilometri, dal Mare delle Andamane fino all’Himalaya, e attraversa longitudinalmente il Myanmar. È nota per aver già generato in passato numerosi terremoti di magnitudo superiore a 7.
Secondo gli esperti, la particolarità di questo evento è la durata della rottura, che ha richiesto circa 90 secondi per completarsi. Un tempo relativamente lungo, che indica una liberazione di energia su scala molto ampia e un movimento rapido e prolungato sul piano di faglia.
Super-shear: una rottura fuori dal comune
Tra le ipotesi più rilevanti emerse finora, c’è quella secondo cui il terremoto abbia prodotto un fenomeno raro chiamato Super-shear. Si tratta di un’accelerazione della propagazione della rottura, che supera la velocità delle onde sismiche S (shear waves), creando un effetto simile a un boom sonico nel contesto sismico.
Il Super-shear si verifica esclusivamente in faglie trascorrenti, cioè quelle caratterizzate da un movimento orizzontale delle placche. In questo caso, il fenomeno si sarebbe verificato nella porzione meridionale della faglia, provocando un’amplificazione dell’energia sismica verso Sud. Questo spiegherebbe l’ampia distribuzione dei danni registrati in quell’area, anche a distanza dall’epicentro.
Analisi rese complesse dall’assenza di una rete sismica locale
Un elemento che complica ulteriormente le analisi è l’assenza di una rete sismologica locale nel territorio del Myanmar. Le misurazioni sono state effettuate da stazioni geofisiche situate a centinaia di chilometri dall’epicentro, rendendo meno immediata la definizione precisa della dinamica del terremoto.
Tuttavia, grazie ai dati raccolti dai sismografi internazionali, è stato possibile individuare con una certa chiarezza la velocità di propagazione, la durata del movimento e, soprattutto, l’estensione della faglia coinvolta. La stima attuale di oltre 450 chilometri potrebbe comunque essere rivista con ulteriori rilevamenti.
Una sfida per la scienza e la prevenzione
La portata dell’evento rappresenta una sfida importante per la geofisica: comprendere la reale estensione della faglia attivata e i meccanismi che hanno portato al Super-shear è cruciale per migliorare i modelli predittivi e ridurre il rischio sismico in un’area altamente popolata e vulnerabile.
Inoltre, il sisma ha riportato l’attenzione sulla necessità di potenziare le infrastrutture di monitoraggio sismico in regioni come il Myanmar, dove l’assenza di una rete nazionale compromette la rapidità e l’efficacia delle risposte emergenziali.
Un evento che lascia il segno
Il terremoto del 28 marzo 2025 si configura come uno degli eventi sismici più significativi degli ultimi anni nella regione del sud-est asiatico. Oltre ai danni materiali e alle vittime, lascia una traccia importante anche nella conoscenza scientifica: l’estensione della faglia, il tempo di rottura e il possibile Super-shear lo rendono un caso di studio di rilievo mondiale.
Gli sviluppi delle prossime settimane saranno fondamentali per approfondire gli effetti sul territorio e migliorare la preparazione a futuri eventi, in una zona dove la terra continua a muoversi con forza imprevedibile.