Un enigma affiorato nella roccia di St. Pauls Bay
Il rover Perseverance, protagonista della missione Mars 2020, ha sorpreso ancora una volta il mondo scientifico con l’identificazione di minuscole sfere sulla superficie di una roccia nel cratere Jezero, un tempo bacino lacustre su Marte. Il fenomeno è stato osservato l’11 marzo 2025, in un’area chiamata Broom Point, alla base della collina Witch Hazel Hill.
Queste strutture sferiche, di pochi millimetri, si distribuiscono irregolarmente sulla roccia denominata St. Pauls Bay, attirando l’attenzione per la presenza di fori e forme ellittiche, simili a quelle provocate da predatori marini nei gusci dei bivalvi terrestri.
Le ipotesi scientifiche sull’origine delle sfere
Nonostante l’attrattiva esercitata dall’ipotesi biologica, la comunità scientifica propende per spiegazioni geologiche naturali. Le ipotesi principali spaziano tra concrezioni minerali, processi vulcanici e impatti meteoritici.
Le concrezioni, per esempio, si formano quando acqua sotterranea penetra in rocce porose, cementando minerali che si aggregano in strutture tondeggianti. Questo processo è frequente sulla Terra e, vista l’antica presenza d’acqua su Marte, potrebbe essersi verificato anche lì.
Una seconda ipotesi lega le sfere a eruzioni vulcaniche, che avrebbero proiettato gocce di magma, poi solidificate rapidamente in condizioni estreme. Il passato geologico marziano testimonia un’intensa attività vulcanica, che ha plasmato vaste aree del pianeta.
L’ultima teoria riguarda impatti con meteoriti, che possono fondere materiali rocciosi per effetto di pressioni e temperature elevate, dando origine a piccoli globuli solidificati durante il raffreddamento.
Rocce fuori contesto: le “galleggianti” marziane
La roccia St. Pauls Bay è un esempio di quella che gli studiosi chiamano “roccia galleggiante”, ovvero una formazione geologicamente fuori posto. Questi elementi, trasportati da corsi d’acqua antichi o spostati da erosione, finiscono in aree molto lontane dal loro luogo d’origine. Altri esempi simili includono Freya Castle, scoperta nel Settembre 2024, e Atoko Point, individuata nel Giugno 2023, riconoscibile per la sua colorazione bianca intensa.
Le tecnologie impiegate per l’analisi
Per ottenere dettagli sulla composizione e sulla struttura delle sfere, Perseverance utilizza strumenti di altissima precisione:
SuperCam RMI, in grado di catturare macro-immagini delle superfici sferiche, ha documentato la distribuzione e la morfologia delle sfere.
Mastcam-Z, con le sue fotocamere zoom, ha permesso di ottenere una visione panoramica della zona e di mettere a confronto testure e colori.
SHERLOC e PIXL, entrambi montati sul braccio del rover, stanno contribuendo all’identificazione della composizione chimica e mineralogica dei materiali.
I dati raccolti saranno messi a confronto con quelli dei rover Curiosity e Opportunity, che in passato hanno documentato formazioni simili, come i celebri “mirtilli marziani” scoperti nel 2004 a Meridiani Planum.
Il fascino geologico del Pianeta Rosso
Il paesaggio marziano non smette di incuriosire. Le scoperte recenti, tra cui strutture che ricordano coralli, superfici a “pelle di alligatore” e rocce stratificate come libri, evidenziano la straordinaria diversità geologica del Pianeta Rosso.
Le sfere di St. Pauls Bay rappresentano un nuovo frammento del mosaico che racconta l’evoluzione geologica marziana. Le missioni future, come la Mars Sample Return, potrebbero fornire analisi dirette sulla Terra, gettando luce su uno dei misteri più affascinanti dell’esplorazione planetaria.