La biotecnologia giapponese rivoluziona la carne coltivata
Un team di ricercatori dell’Università di Tokyo, guidato dal biomedico Shoji Takeuchi, ha raggiunto un traguardo cruciale nella produzione di carne in laboratorio, realizzando pezzi di pollo coltivato dalle dimensioni di una vera nugget. Il salto tecnologico è stato reso possibile dall’inserimento di fibre cave microscopiche che imitano il ruolo dei vasi sanguigni, permettendo la distribuzione uniforme dei nutrienti all’interno del tessuto.
Fibre cave per alimentare cellule in profondità
La svolta è arrivata grazie al lavoro dell’ingegnere Minghao Nie e del suo gruppo, che ha sviluppato un sistema robotico capace di disporre con precisione oltre 1.000 fibre cave all’interno di ogni campione di carne. Questo metodo ha risolto il problema principale delle versioni precedenti: l’incapacità di alimentare in modo adeguato le cellule nei tessuti più spessi, che fino a oggi non superavano il millimetro. Le fibre, già utilizzate nelle macchine per la dialisi e nei filtri d’acqua domestici, si sono rivelate ideali anche per questa applicazione alimentare.
Verso carne coltivata più realistica
Utilizzando fibroblasti di pollo, ovvero cellule del tessuto connettivo, il team è riuscito a produrre una pepita da 10 grammi con una struttura e una consistenza più vicine alla carne vera. I test hanno evidenziato livelli proteici superiori rispetto ai tentativi precedenti, suggerendo un gusto migliorato.
Una promessa tra etica, ambiente e medicina
La carne coltivata nasce dal desiderio di ridurre l’impatto ambientale ed etico degli allevamenti intensivi. Secondo stime pubblicate anche da Nature Food, se si includessero i costi nascosti legati a consumo di risorse e emissioni del bestiame, la carne convenzionale costerebbe fino a 2,5 volte di più rispetto al prezzo attuale. Tuttavia, uno studio guidato dallo scienziato alimentare Derrick Risner nel 2023 ha evidenziato che i costi di laboratorio e la sanificazione rigorosa renderebbero attualmente più conveniente l’allevamento tradizionale.
Il nodo dell’accettazione culturale
Accanto alle sfide tecniche ed economiche, esistono anche ostacoli culturali: molte persone sono ancora riluttanti a mangiare carne artificiale, percependola come innaturale o poco invitante. Ciò nonostante, la piattaforma sviluppata dal team giapponese apre scenari non solo in ambito alimentare, ma anche per la medicina rigenerativa e la robotica soffice, grazie alla sua capacità di creare tessuti strutturati simili a quelli biologici.
Pubblicazione scientifica e prospettive future
Lo studio completo è stato pubblicato sulla rivista Trends in Biotechnology, sottolineando come questa innovazione tecnologica possa rappresentare un punto di svolta sia per la produzione sostenibile di cibo che per il futuro della bioingegneria dei tessuti.
Fonte autorevole: Trends in Biotechnology, Università di Tokyo, Nature Food