Un nuovo studio collega l’invecchiamento cerebrale accelerato alla schizofrenia
Una recente ricerca scientifica condotta da un team internazionale ha messo in luce un’ipotesi innovativa e potenzialmente rivoluzionaria: la schizofrenia potrebbe essere collegata a un processo di invecchiamento accelerato del cervello. Secondo i risultati pubblicati da ricercatori del King’s College London, in collaborazione con altri istituti accademici, livelli anomali di una proteina chiamata NfL (neurofilament light chain) nel sangue potrebbero indicare un decadimento neuronale precoce in persone affette da questa patologia psichiatrica.
Il ruolo della proteina NfL nel danno neuronale
La proteina leggera del neurofilamento (NfL), già riconosciuta come biomarcatore chiave per varie malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, il morbo di Parkinson e la sclerosi multipla, è presente nel sangue in quantità maggiori quando i neuroni subiscono un danno o degenerazione. Il nuovo studio dimostra che nelle persone con schizofrenia, i livelli di NfL aumentano più rapidamente con l’età rispetto ai soggetti sani. Questo fenomeno potrebbe suggerire che il cervello di chi è affetto da schizofrenia “invecchia” più velocemente rispetto alla sua età anagrafica.
Risonanze magnetiche e dati clinici confermano l’ipotesi
I ricercatori hanno anche utilizzato scansioni MRI per calcolare l’età biologica del cervello. I risultati confermano che nelle persone affette da schizofrenia cronica, le alterazioni strutturali tipiche dell’invecchiamento, come la riduzione della materia grigia e della materia bianca, avvengono in modo più marcato e rapido. Ciò suggerisce un decadimento cerebrale anticipato rispetto all’età cronologica dei pazienti, a differenza di quanto osservato, ad esempio, nei soggetti con disturbo bipolare, dove il fenomeno non è stato rilevato nella stessa misura.
Stile di vita e fattori ambientali aggravano il quadro clinico
Parallelamente ai dati biologici, è emersa una correlazione con fattori di stile di vita tipici dei pazienti schizofrenici: isolamento sociale, scarso accesso al lavoro, sedentarietà, uso di droghe, fumo e malnutrizione sono comportamenti comuni che possono ulteriormente contribuire al deterioramento precoce delle funzioni cerebrali. A questi si aggiunge una maggiore vulnerabilità a patologie croniche, come malattie cardiovascolari, obesità, diabete e cancro, che spesso si manifestano già in giovane età in questi pazienti.
Implicazioni cliniche e prospettive future
Secondo i ricercatori, l’identificazione dell’invecchiamento cerebrale precoce come possibile causa o cofattore della schizofrenia apre la strada a nuove modalità diagnostiche e terapeutiche. La misurazione della proteina NfL nel sangue, che può essere effettuata tramite un semplice prelievo, potrebbe diventare uno strumento predittivo e di monitoraggio della progressione della malattia. In futuro, ciò potrebbe portare a strategie di intervento precoce e terapie personalizzate, mirate a rallentare il decadimento neuronale e migliorare la qualità della vita delle persone affette da schizofrenia.
Fonti autorevoli che hanno discusso i risultati includono il King’s College London, Nature Mental Health, e la National Institutes of Health (NIH).