Un esperimento riproduce la “bomba di buchi neri” teorizzata nel 1969
Nel 1969, il celebre fisico Roger Penrose teorizzò per la prima volta la possibilità di estrarre energia da un buco nero attraverso un effetto oggi noto come processo di Penrose. Oltre mezzo secolo dopo, un team di ricercatori ha realizzato un modello sperimentale ispirato a questa teoria, riuscendo a creare in laboratorio una versione giocattolo della cosiddetta “bomba di buchi neri”.
Come funziona la bomba di buchi neri
Il principio alla base è lo stesso che regola i veri buchi neri rotanti: se alimentati da sufficiente energia, questi oggetti cosmici possono amplificare le onde che li attraversano. Nel prototipo costruito in laboratorio, gli scienziati hanno utilizzato un cilindro rotante e bobine magnetiche per replicare questo fenomeno in modo controllato e privo di rischi.
All’interno di questo sistema, l’energia – sotto forma di onde elettromagnetiche – viene riflessa ripetutamente tra “specchi” teorici che circondano il cilindro, producendo una risonanza crescente. Quando l’energia raggiunge una soglia critica, si verifica una sorta di “esplosione” energetica, proprio come previsto nei modelli teorici.
Un laboratorio per capire l’universo
Sebbene il dispositivo non utilizzi veri buchi neri astrofisici, la dinamica fisica riprodotta nel laboratorio è sorprendentemente fedele alla realtà cosmica. Questo esperimento fornisce quindi una piattaforma accessibile e sicura per indagare le proprietà dei buchi neri rotanti, aprendo nuove prospettive nello studio dell’energia estratta da oggetti compatti e nella comprensione della relatività generale.
Secondo un recente approfondimento pubblicato su New Scientist, questa simulazione rappresenta un passo avanti fondamentale per testare in laboratorio idee che fino ad ora erano rimaste confinante alle simulazioni numeriche e all’astrofisica teorica. Anche Nature ha dedicato spazio a questa ricerca, sottolineando come l’esperimento possa offrire indizi utili per la futura ingegneria dell’energia cosmica.
Da teoria estrema a realtà tangibile
Questa dimostrazione segna un punto di svolta per la fisica teorica, che per decenni ha ipotizzato meccanismi di estrazione energetica da corpi celesti estremi senza poterne mai testare direttamente gli effetti. Il successo del modello potrebbe anche stimolare lo sviluppo di nuove tecnologie ispirate ai principi della fisica dei buchi neri, contribuendo a ridefinire i limiti della nostra comprensione dell’energia nell’universo.