Un’enigmatica riattivazione cosmica
Un buco nero supermassiccio al centro della galassia SDSS1335+0728, situata a oltre 300 milioni di anni luce dalla Terra, ha emesso le più potenti eruzioni di raggi X mai rilevate, lasciando perplessa la comunità scientifica. Questi segnali straordinari, identificati come eruzioni quasi periodiche (QPE, dall’inglese quasi-periodic eruptions), sono eventi energetici estremamente luminosi che si ripetono a intervalli regolari, ma la loro origine rimane ancora un mistero affascinante.
Le eruzioni quasi periodiche e il loro significato
Le QPE sono state osservate per la prima volta solo di recente. A differenza delle esplosioni più comuni associate a buchi neri in accrescimento attivo, queste eruzioni mostrano una periodicità sorprendente. L’ipotesi predominante è che derivino da materiale orbitante molto vicino all’orizzonte degli eventi, che in qualche modo riesce a resistere all’attrazione gravitazionale abbastanza a lungo da creare un fenomeno ciclico.
Il buco nero di SDSS1335+0728 è rimasto inattivo per lungo tempo, ma ora sembra risvegliarsi improvvisamente, innescando emissioni così potenti da superare ogni altra osservata in passato. Questo fenomeno ha fatto ipotizzare agli esperti un cambio di stato fisico o l’interazione con un oggetto orbitante, come una stella di neutroni o una nana bianca, che potrebbe destabilizzare il disco di accrescimento del buco nero.
Nuove teorie sull’origine delle QPE
Un team di ricerca guidato da astronomi dell’European Southern Observatory (ESO) ha avanzato una teoria innovativa: le QPE potrebbero essere il risultato di collisioni ripetute tra un oggetto compatto e il disco di gas che circonda il buco nero. Questo meccanismo spiegerebbe sia la ciclicità che l’energia elevatissima delle emissioni. Alcuni scienziati propongono che questo oggetto compatto si trovi su un’orbita molto ellittica, attraversando il disco e producendo un’esplosione di energia ogni volta che lo attraversa.
Secondo quanto riportato da Nature Astronomy e confermato da studi precedenti pubblicati su The Astrophysical Journal, la conferma di questo meccanismo potrebbe trasformare radicalmente la comprensione dell’attività dei buchi neri dormienti, che si risvegliano improvvisamente anche dopo milioni di anni di inattività.
Strumenti e osservazioni chiave
Le osservazioni sono state condotte grazie a telescopi spaziali come XMM-Newton e Chandra, capaci di rilevare emissioni di alta energia provenienti dalle profondità dell’universo. La frequenza regolare delle QPE è stata tracciata con precisione, aprendo una nuova finestra sulla dinamica interna dei nuclei galattici attivi.
Con il progredire degli studi e grazie alle nuove tecnologie in arrivo, come Athena e Lynx, gli scienziati sperano di poter finalmente decifrare la natura di questi eventi così potenti e misteriosi. Le QPE non solo svelano nuovi aspetti della fisica estrema, ma potrebbero anche rappresentare uno dei segnali chiave per individuare buchi neri in fase di riattivazione.
Fonti autorevoli: Nature Astronomy, The Astrophysical Journal, NASA, ESO.