Le rocce spaziali raccontano la storia dell’infanzia del Sistema Solare
I meteoriti che riescono a raggiungere la superficie terrestre rappresentano una finestra rara e preziosa sul passato. Tra questi, le condriti carbonacee occupano un posto speciale: si tratta di frammenti antichissimi, formatisi nei primi istanti della nascita del Sistema Solare. Queste rocce sono ricche di acqua, carbonio e composti organici, gli stessi ingredienti fondamentali per la vita. La loro idratazione, cioè la presenza di acqua legata a livello molecolare nei minerali, le rende estremamente fragili ma straordinariamente interessanti.
La sorprendente scarsità di meteoriti primitivi
Nonostante i modelli astronomici suggeriscano che oltre la metà dei meteoroidi in orbita siano ricchi di carbonio, solo una piccolissima frazione di quelli recuperati sulla Terra (meno del 4%) appartiene a questa categoria. Perché?
La spiegazione, a lungo attribuita alla distruzione atmosferica, è ora stata profondamente rivalutata da un nuovo studio pubblicato su Nature Astronomy il 14 aprile 2025, che ha coinvolto l’analisi di oltre 8.000 traiettorie di impatto raccolte da 19 reti di osservazione globali distribuite in 39 Paesi.
I meteoriti si disintegrano ben prima di entrare nell’atmosfera
Lo studio rivela che molte condriti carbonacee non arrivano nemmeno vicino alla Terra. Il motivo risiederebbe nello stress termico provocato dalla vicinanza al Sole. Durante le orbite che avvicinano questi frammenti al calore solare, il materiale si spacca e si disintegra a causa delle estreme escursioni termiche. Questo fenomeno distrugge in modo selettivo i frammenti più fragili, riducendo la quantità di oggetti idratati che possono effettivamente sopravvivere e diventare meteoriti.
È stato definito un bias di sopravvivenza: sopravvivono e cadono sulla Terra solo i frammenti più resistenti e compatti, spesso privi di quei preziosi elementi volatili come l’acqua e il carbonio.
Le missioni OSIRIS-REx e Hayabusa2 riscrivono la conoscenza
Per superare i limiti dei meteoriti alterati dall’ambiente terrestre, missioni spaziali come OSIRIS-REx della NASA, diretta all’asteroide Bennu, e Hayabusa2 della JAXA, che ha raggiunto Ryugu, hanno raccolto campioni incontaminati direttamente dalla superficie di asteroidi primitivi. Questi frammenti, protetti dall’atmosfera terrestre, offrono dati puri e confrontabili con le simulazioni cosmiche.
Monitoraggio globale e tecnologia digitale
La sorveglianza del cielo notturno si è intensificata grazie a tecnologie digitali sempre più accessibili: sensori ad alta sensibilità, software automatizzati e reti collaborative come FRIPON e il Global Fireball Observatory consentono il monitoraggio continuo del cielo. Ogni anno, tra 4.000 e 10.000 meteoriti più grandi di una pallina da golf raggiungono la Terra, offrendo numerose opportunità di studio.
Prospettive future e nuovi modelli
Per migliorare la comprensione di questi fenomeni, la comunità scientifica mira ora a sviluppare modelli più accurati di frammentazione atmosferica, perfezionare la spettrometria dei colori per determinare la composizione dei meteoroidi e implementare strategie di rilevamento che intercettino gli oggetti prima del loro ingresso nell’atmosfera. Solo così si potrà spiegare pienamente la disparità osservata e raccogliere più frammenti di quei mattoni primordiali della vita.