Gli spazi verdi cittadini come rifugi per fauna selvatica e cittadini
I parchi urbani, se progettati in modo intelligente, possono rappresentare un potente punto di incontro tra benessere umano e tutela ambientale. Nuove ricerche confermano che le aree verdi nelle città non sono solo essenziali per la salute mentale dei residenti e la mitigazione dell’inquinamento, ma anche per la conservazione della biodiversità urbana, che può rivelarsi sorprendentemente ricca.
New York, ad esempio, ospita oltre 7.000 specie tra flora e fauna, tra cui marmotte, api native e tartarughe dipinte, che trovano rifugio anche in luoghi impensati come parchi giochi, cimiteri o aree per cani. Questa varietà di habitat urbani dimostra che la coesistenza tra attività umane e natura è possibile, ma richiede una pianificazione strategica.
I risultati dello studio nella contea di Broward, in Florida
Uno studio pubblicato nel marzo 2025, condotto su oltre 600 parchi nella contea di Broward, una delle più popolate degli Stati Uniti, ha analizzato il legame tra strutture ricreative urbane e biodiversità. Utilizzando dati della piattaforma iNaturalist, i ricercatori hanno monitorato più di 100.000 osservazioni naturalistiche e incrociato questi dati con la presenza di elementi come parchi giochi, zone picnic, campi sportivi e riserve naturali.
Il risultato? La biodiversità e l’utilità per le persone non si escludono a vicenda. Elementi come corpi d’acqua, aree naturali protette, dog park e grandi dimensioni del parco risultano essere vantaggiosi sia per gli esseri umani che per la fauna selvatica.
Come afferma Corey Callaghan, co-autore dello studio e professore all’Università della Florida, la grandezza del parco è la variabile singola più influente: più spazio, più specie, più persone. E piccoli accorgimenti, come l’uso di piante native, rendono anche i parchi più “ordinati” adatti agli animali selvatici.
Crescita urbana e rischi di sviluppo incontrollato
Nonostante queste evidenze, la crescente urbanizzazione globale rappresenta una sfida significativa. Uno studio del 2022 prevede un aumento di 2,5 miliardi di persone nelle città entro il 2055. Questo incremento sta spingendo progetti edilizi a penetrare sempre più gli spazi verdi esistenti, compromettendo la loro funzione ecologica.
In Florida, per esempio, un piano per costruire campi da pickleball, golf e persino hotel nei parchi statali è stato smascherato dal Tampa Bay Times grazie a documenti trapelati da funzionari ambientali. La reazione pubblica è stata così forte da costringere il governo a ritirare il progetto, portando anche all’approvazione di una legge che limita gli interventi edilizi nei parchi statali a sole attività ricreative compatibili con la conservazione.
Minacce federali e questioni di accesso equo agli spazi verdi
Anche a livello federale, licenziamenti di massa tra i dipendenti del National Park Service e del Forest Service hanno sollevato timori sulla qualità della gestione ambientale futura. Inoltre, politiche dell’amministrazione Trump hanno promosso l’apertura allo sviluppo industriale di territori pubblici, inclusi monumenti marini di valore ecologico, come quello situato a 750 miglia dalle Hawaii, minacciato da nuove attività di pesca industriale.
Accanto alle questioni ecologiche, si evidenzia una profonda diseguaglianza sociale nell’accesso agli spazi verdi, con le comunità a basso reddito e le minoranze spesso escluse da aree ben curate e accessibili. La crescente domanda di strutture sportive nelle città rischia di saturare gli spazi utili anche per la fauna selvatica.
Un nuovo modello di progettazione urbana
Come sottolinea lo stesso Callaghan, serve una nuova filosofia progettuale che metta al centro la convivenza tra esigenze umane e funzioni ecologiche. Non si tratta di scegliere tra campi sportivi e zone naturali, ma di pensare a come usare al meglio gli spazi finiti delle città moderne.
Fonti autorevoli: University of Florida, Tampa Bay Times, Center for Biological Diversity, National Park Service, iNaturalist.