Un nuovo test del sangue sviluppato da un gruppo di ricercatori svedesi in collaborazione con la Washington University promette di rivoluzionare la diagnosi della malattia di Alzheimer, permettendo non solo di rilevarne la presenza, ma anche di stabilirne con precisione lo stadio di progressione. Questo strumento rappresenta un avanzamento fondamentale rispetto alle attuali metodologie diagnostiche, che risultano spesso costose, complesse e poco accessibili.
L’Alzheimer è la principale causa di demenza, una condizione che deteriora progressivamente la memoria e le funzioni cognitive, portando nel tempo alla perdita dell’autonomia. La malattia si manifesta con l’accumulo di placche amiloidi e successivamente di grovigli di proteine tau all’interno del cervello. È proprio sulla base di queste alterazioni biologiche che si fonda il nuovo metodo diagnostico.
Il fulcro del test risiede nella misurazione della proteina MTBR-tau243, la cui concentrazione nel sangue è direttamente proporzionale alla presenza di aggregati tossici di tau nel cervello. I livelli di questa proteina permettono di distinguere tra fasi iniziali, intermedie e avanzate della patologia. I ricercatori hanno potuto confermare l’efficacia di questa nuova metodologia attraverso l’analisi di campioni prelevati da oltre 800 persone, includendo individui cognitivamente sani, soggetti in fase preclinica, pazienti con compromissione lieve e altri in stato di demenza conclamata.
I risultati mostrano che nei soggetti con Alzheimer avanzato, i livelli di MTBR-tau243 possono risultare fino a 200 volte superiori rispetto a quelli riscontrati nelle persone sane o affette da altri disturbi neurologici. Questo rende il test non solo altamente specifico, ma anche capace di escludere altre patologie, offrendo così un supporto fondamentale ai clinici nella scelta delle terapie più appropriate.
L’attuale standard diagnostico – basato su scansioni PET – risulta difficilmente accessibile e non praticabile nella maggior parte dei contesti sanitari. Il nuovo test del sangue offre invece una soluzione rapida, poco invasiva e potenzialmente disponibile su larga scala, che potrebbe trasformare la gestione clinica dell’Alzheimer.
Sviluppato con il supporto della startup C2N Diagnostics, il test integra anche misurazioni di un altro biomarcatore chiamato p-tau217, già impiegato per individuare la presenza dell’Alzheimer. L’uso congiunto di MTBR-tau243 e p-tau217 potrebbe permettere di ottenere una diagnosi più accurata, fornendo una base solida per la medicina personalizzata nella lotta contro questa devastante malattia.
Come evidenziato dal professor Randall J. Bateman e dal dottor Oskar Hansson, il test potrebbe guidare i medici nel decidere se utilizzare terapie anti-amiloide nelle fasi iniziali o orientarsi verso trattamenti anti-tau nei casi più avanzati. L’adozione clinica di questo esame potrebbe segnare l’inizio di una nuova era nella cura dell’Alzheimer, offrendo speranza e strumenti concreti per affrontare una delle più gravi emergenze sanitarie globali.Fine modulo