Una svolta scientifica nella lotta contro i PFAS
Una scoperta rivoluzionaria della Rice University potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui il mondo affronta le sostanze chimiche eterne, note come PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche). Queste molecole, onnipresenti nell’ambiente e difficilmente degradabili, sono da anni associate a seri problemi per la salute pubblica e l’ambiente.
Il nuovo processo sviluppato dal team di ricerca americano, guidato dal chimico James Tour, consente non solo di distruggere i PFAS ma anche di convertire i residui in grafene, un materiale ad altissimo valore tecnologico. L’innovazione si basa su un metodo chiamato flash joule heating (FJH), capace di generare temperature superiori a 3000 °C, sufficienti per rompere i legami chimici estremamente stabili dei PFAS.
Grafene dal carbone esausto: un nuovo ciclo virtuoso
Un aspetto cruciale del metodo è l’utilizzo del carbone attivo granulare (GAC), già impiegato in passato per filtrare i PFAS dall’acqua. Invece di diventare un rifiuto pericoloso, il GAC contaminato viene ora riciclato e trasformato in grafene, mentre i PFAS si convertono in sali di fluoro inorganici, molto meno pericolosi per l’ambiente.
Secondo i dati raccolti, la tecnica ha permesso di eliminare il 99,98% dell’acido perfluorottanoico (PFOA), uno dei PFAS più diffusi, in modo rapido ed efficiente. Gli agenti mineralizzanti come sodio e calcio facilitano ulteriormente la decomposizione molecolare, rendendo il procedimento economicamente sostenibile ed ecologicamente compatibile.
Una risposta concreta all’emergenza ambientale globale
Con oltre 9.000 varianti di PFAS presenti nei prodotti industriali e di consumo – dai tessuti tecnici alle pentole antiaderenti – l’idea di eliminarli completamente dalla produzione è ancora lontana. Per questo, una tecnologia capace di bonificare l’ambiente senza costi proibitivi rappresenta una risorsa preziosa per la gestione del problema.
La scienziata dei materiali Phelecia Scotland ha definito l’approccio “una rivoluzione a duplice scopo”, in grado di risolvere un’emergenza sanitaria e ambientale offrendo al tempo stesso un ritorno economico. L’obiettivo è estendere l’applicazione del processo a diversi tipi di PFAS, garantendo una scalabilità sufficiente per il trattamento a livello industriale.
Un futuro più pulito grazie all’innovazione
La ricerca, recentemente pubblicata sulla rivista Nature Water, è considerata uno dei più promettenti sviluppi nella bonifica delle acque contaminate e nella protezione della salute pubblica globale. Con l’avanzare delle indagini scientifiche, l’effetto tossico dei PFAS su ecosistemi, fauna e uomo diventa sempre più chiaro, rendendo urgente l’adozione di tecnologie efficaci e sostenibili come quella proposta dal team della Rice University.