Una scoperta americana apre la strada a terapie mirate contro il glioblastoma
Una ricerca pionieristica condotta dal Centro per la ricerca sul cancro della Ohio State University ha portato all’identificazione di una nuova arma molecolare contro il glioblastoma, il più aggressivo tumore cerebrale noto alla medicina moderna. Pubblicato su Science Advances, lo studio si concentra su un enzima specifico, Pgm3, che potrebbe rappresentare il punto debole del tumore.
Pgm3: la proteina che alimenta il cancro cerebrale
Pgm3 è un enzima, ovvero una proteina che accelera specifiche reazioni chimiche, e secondo i ricercatori, svolge un ruolo essenziale in una via metabolica che consente al glioblastoma di proliferare rapidamente. In particolare, Pgm3 è coinvolto nella produzione di esosammina, una molecola che lega zuccheri a lipidi e proteine, facilitando così la crescita incontrollata delle cellule tumorali.
Il blocco di questo enzima, spiegano gli autori dello studio, potrebbe compromettere la sopravvivenza delle cellule cancerose, agendo direttamente su un meccanismo essenziale per la loro espansione.
Glioblastoma: una malattia con prognosi drammatica
Il glioblastoma colpisce ogni anno circa 15.000 persone ed è noto per la sua crescita fulminea e la resistenza ai trattamenti convenzionali. Si sviluppa dalle cellule gliali del cervello, quelle deputate al sostegno e protezione dei neuroni. Attualmente, la sopravvivenza media per chi riceve questa diagnosi è compresa tra i 12 e i 16 mesi, nonostante l’impiego di chirurgia, chemioterapia e radioterapia.
Secondo Huali Su, primo autore della pubblicazione, è urgente trovare nuovi bersagli molecolari per offrire prospettive più concrete ai pazienti. Il coordinatore dello studio, Deliang Guo, afferma che il blocco farmacologico di Pgm3 potrebbe rappresentare una svolta terapeutica nella lotta contro questo carcinoma mortale.
Un passo avanti nella medicina personalizzata
La scoperta di Pgm3 come potenziale bersaglio terapeutico apre le porte allo sviluppo di farmaci mirati, in grado di interferire con le vie metaboliche tumorali senza danneggiare i tessuti sani. Si tratta di una strategia in linea con i principi della medicina di precisione, che punta a colpire selettivamente le vulnerabilità molecolari del cancro.
Secondo quanto riportato anche da Science Daily e dal National Cancer Institute, lo studio dell’Ohio State University potrebbe portare nei prossimi anni a nuove sperimentazioni cliniche incentrate sull’inibizione del Pgm3, offrendo una speranza concreta per migliaia di pazienti affetti da questo devastante tumore cerebrale.