Spostamenti umani e adattamento climatico nell’ultima fase del Paleolitico
Alla fine dell’era glaciale, un fenomeno migratorio significativo ha interessato le popolazioni preistoriche europee, spingendole a spostarsi verso est. Mentre nel XIX secolo gli Stati Uniti si espandevano verso ovest inseguendo ricchezza e territori, le comunità del Paleolitico Finale cercavano principalmente condizioni ambientali favorevoli alla sopravvivenza, in risposta al repentino raffreddamento climatico.
I cambiamenti climatici come forza motrice dei movimenti umani
Durante il periodo noto come Younger Dryas, tra 14.000 e 11.600 anni fa, il clima europeo subì una brusca inversione termica, causando un netto calo delle temperature in tutto il continente. In questo contesto di raffreddamento estremo, le popolazioni umane furono costrette ad abbandonare le regioni meno ospitali, migrando verso aree con un clima più mite, soprattutto verso l’Europa nord-orientale.
Una nuova analisi sulla distribuzione della popolazione
Un gruppo di studiosi ha analizzato questa transizione utilizzando un database completo di siti archeologici europei relativi a quel periodo. Applicando il cosiddetto “Cologne Protocol”, uno strumento statistico avanzato, i ricercatori sono riusciti a stimare la densità e le dimensioni delle comunità umane in varie regioni europee lungo l’arco del Paleolitico Finale.
Dall’analisi è emerso un quadro composito: la popolazione aumentava progressivamente nell’Europa centro-settentrionale, per poi crollare con l’arrivo del gelo più intenso. Tuttavia, alcune aree, isolate e probabilmente protette da particolari condizioni geografiche o climatiche, mantennero una certa stabilità demografica.
Le tracce di una strategia migratoria adattiva
Secondo Isabell Schmidt, archeologa dell’Università di Colonia, la migrazione verso est può essere interpretata come una risposta razionale al deterioramento climatico. Gli esseri umani del tempo, pur in assenza di tecnologie moderne, dimostrarono un’enorme capacità di adattamento, spostandosi verso territori dove la sopravvivenza era più probabile.
Inoltre, lo studio ha riscontrato modelli simili di declino anche in epoche precedenti, come nel Gravettiano tardivo, circa 29.000 anni fa, quando un ulteriore calo delle temperature provocò una riduzione demografica di oltre due terzi nell’Europa centrale e occidentale.
Una dinamica millenaria che ancora oggi influenza l’umanità
Questi risultati rafforzano l’idea che il comportamento migratorio umano sia profondamente radicato nella nostra storia evolutiva. Dalla preistoria ai tempi moderni, la ricerca di condizioni climatiche più favorevoli è sempre stata una spinta primaria per gli spostamenti delle popolazioni. Oggi come allora, l’umanità continua a cercare luoghi dove vivere meglio.