Nuove sinergie tra ricerca e sanità pubblica per rispondere alle malattie infettive emergenti
Sta prendendo slancio in Italia una rete scientifica nazionale dedicata alle malattie infettive emergenti, sviluppata nell’ambito dei finanziamenti del Pnrr. Dopo oltre due anni di progettazione, è ora il momento di fare il punto sui risultati raggiunti e pianificare il futuro di questo ambizioso progetto, come emerso dal convegno in corso a Napoli fino al 5 aprile.
Un progetto che mette in rete oltre 800 ricercatori
Il progetto, coordinato dalla Fondazione Inf-Act, coinvolge più di 800 ricercatori provenienti da università pubbliche e private, ospedali, centri di ricerca, aziende e startup. L’obiettivo principale è costruire una rete interdisciplinare e collaborativa, capace di affrontare in modo tempestivo ed efficace nuove minacce sanitarie globali.
«Abbiamo creato un linguaggio comune tra microbiologi, infettivologi, genetisti, veterinari, matematici e altri specialisti», spiega il presidente della Fondazione, Federico Forneis. Una delle sfide principali è infatti la formazione di una nuova generazione di esperti, pronta ad affrontare con competenza e rapidità scenari sanitari complessi.
Oltre l’emergenza: serve una strategia sistemica
Con l’avvicinarsi della scadenza del finanziamento Pnrr – mancano ormai poco più di sei mesi – il focus si sposta sulla costruzione di modelli sostenibili che possano garantire continuità ai risultati raggiunti. «Serve un tavolo istituzionale per trasformare gli investimenti in infrastrutture permanenti», sottolinea Forneis.
L’intento è ambizioso: andare oltre il tema delle sole malattie infettive emergenti, per creare un sistema capace di generare impatto anche su altri ambiti della salute pubblica e della ricerca. È il momento di creare nuove sinergie tra scienza, istituzioni e territorio.
Verso una risposta integrata all’“epidemia X”
L’esperienza della pandemia ha mostrato quanto sia cruciale un approccio integrato e coordinato alla gestione delle emergenze sanitarie. Il nuovo modello proposto dalla rete Inf-Act mira proprio a questo: dall’identificazione rapida di focolai, al tracciamento epidemiologico, fino alla gestione clinica e al coinvolgimento dell’opinione pubblica.
Si punta su una risposta modulare e scalabile, che coinvolga i presidi sanitari locali, le autorità sanitarie nazionali e le strutture ospedaliere, garantendo un’efficace gestione della crisi in tutte le sue fasi.
«Lavorando su queste strategie – ribadiscono dalla Fondazione – possiamo accrescere la capacità di reazione del sistema-Paese, preparando l’Italia ad affrontare anche un’ipotetica epidemia X».
Un investimento sul futuro della salute pubblica
Il lascito di questo progetto va ben oltre le strutture realizzate o i ricercatori assunti. È un investimento culturale, scientifico e umano, che intende trasformare il modo in cui il nostro Paese si prepara e risponde alle crisi sanitarie.
Il potenziale è enorme: un sistema che integri ricerca, prevenzione, innovazione tecnologica e governance sanitaria può rappresentare un punto di svolta per l’Italia e per l’Europa intera. La sfida, ora, è non disperdere il patrimonio accumulato ma rilanciarlo in chiave strutturale e lungimirante.