Una lunga siccità potrebbe aver segnato la fine dell’epoca dei moai
Un nuovo studio paleoclimatico ha riportato alla luce decenni di piogge eccezionalmente scarse nel XVI secolo sull’Isola di Pasqua, conosciuta anche come Rapa Nui, che potrebbero aver coinciso con una brusca diminuzione dell’attività scultorea legata ai celebri moai, le imponenti statue in pietra simbolo della cultura locale. Il legame tra il calo delle precipitazioni e la cessazione della produzione di statue è ancora oggetto di acceso dibattito all’interno della comunità archeologica.
Nuove evidenze climatiche rivelano un cambiamento drammatico
Attraverso analisi isotopiche di sedimenti lacustri raccolti nella zona interna dell’isola, ricercatori internazionali hanno individuato un periodo di aridità prolungata risalente agli anni attorno al 1570, che coincide con l’inizio del declino della costruzione dei moai, monumenti che fino ad allora avevano definito la cultura Rapa Nui. La scarsità d’acqua potrebbe aver reso più difficile non solo il trasporto dei blocchi di tufo vulcanico dal cratere di Rano Raraku, ma anche l’organizzazione sociale necessaria per completare queste opere collettive.
Divisioni tra archeologi sulla vera causa del cambiamento culturale
Nonostante le nuove scoperte, alcuni esperti mettono in dubbio che la siccità sia stata il fattore determinante della trasformazione culturale. Secondo studiosi come Terry Hunt e Carl Lipo, che hanno pubblicato numerosi lavori sulla gestione sostenibile delle risorse da parte dei Rapa Nui, le popolazioni avrebbero continuato a utilizzare strategie agricole adattive, come orti in pietra e sistemi di conservazione dell’umidità, capaci di reggere anche a periodi di stress climatico. Per questi ricercatori, il crollo culturale è stato probabilmente legato a dinamiche sociali interne o all’arrivo degli europei, piuttosto che a un evento climatico isolato.
Una cultura resiliente sotto pressione
L’immagine di Rapa Nui come vittima di un disastro ecologico autoindotto è oggi sempre più criticata. La nuova ipotesi climatica si inserisce in un quadro più complesso, che vede interazioni tra clima, ambiente e società contribuire al mutamento di un sistema culturale articolato. Mentre alcuni monumenti rimasero incompleti, suggerendo una interruzione improvvisa dell’attività costruttiva, altri continuano a essere mantenuti, segno che la fine della scultura monumentale fu un processo graduale e non un collasso immediato.
Fonti autorevoli come Nature Communications, Science, e articoli del Journal of Archaeological Science hanno recentemente affrontato la questione, ponendo enfasi su un’analisi più sfumata del passato climatico e culturale dell’isola.