Una minaccia sottile ma pervasiva nel suolo di Marte
Durante le missioni Apollo, gli astronauti hanno affrontato una fastidiosa nemesi: la polvere lunare, fine, abrasiva e quasi impossibile da rimuovere da tute, attrezzature e moduli. Oggi, con la prospettiva di missioni umane su Marte, il focus si sposta su un nemico ancora più insidioso: la polvere marziana, carica di particelle tossiche, elementi ossidanti e composti altamente reattivi.
Lo studio pubblicato su GeoHealth e guidato da Justin Wang, ricercatore dell’Università della California del Sud, mette in evidenza i rischi concreti per la salute degli astronauti esposti alla polvere del Pianeta Rosso. Wang, con un background in scienze planetarie e ingegneria aerospaziale, descrive Marte come una sorta di “spiaggia tossica”, dove particelle microscopiche si insinuano ovunque e rimangono sospese a lungo nell’atmosfera rarefatta.
Componenti tossici: silice, arsenico e perclorati
L’analisi effettuata ha rilevato la presenza di ossidi di ferro, responsabili del caratteristico colore rosso del pianeta, insieme a silice cristallina, arsenico, gesso, cromo e perclorati. Questi ultimi sono composti fortemente ossidanti, pericolosi per la funzionalità della tiroide, e raramente presenti sulla Terra in concentrazioni significative.
A differenza del nostro pianeta, dove l’esposizione a tali sostanze è regolata e contenuta, su Marte gli astronauti rischiano di inalare polveri pericolose quotidianamente, senza strumenti adeguati per espellerle dai polmoni. Il rischio non è solo respiratorio: l’assorbimento sistemico potrebbe avere impatti cronici su organi interni e sistema immunitario.
Impatti biologici: dalla silicosi alla contaminazione interna
La silice, materiale che compone il vetro, è ben nota per la sua tossicità quando inalata: può causare silicosi, una malattia polmonare irreversibile. Lo stesso vale per il gesso, collegato a patologie croniche respiratorie tra i lavoratori dell’edilizia, e per i fosfati e arsenico contenuti nella polvere di carbone, richiamati dallo IARC (International Agency for Research on Cancer) come sostanze ad alto rischio oncologico e infiammatorio.
Come evidenzia l’American Lung Association, particelle inferiori a 2,5 µm (PM2.5) possono penetrare profondamente nei polmoni e nel sangue. La polvere di Marte, con una dimensione media di circa 3 µm (PM3), si inserisce perfettamente in questa categoria pericolosa.
Problemi meccanici e logistica ingegneristica
Oltre ai problemi per la salute umana, la polvere marziana rappresenta una minaccia anche per le attrezzature tecnologiche. Essendo elettrostatica e abrasiva, compromette l’integrità di tute spaziali, habitat, veicoli e strumenti scientifici, come dimostrato dalle difficoltà riscontrate nei rover della NASA, incluso Perseverance.
Secondo Chris Mason del Weill Cornell Medicine, i danni strutturali a lungo termine richiederanno sistemi ridondanti di protezione, simili alle doppie confezioni nel packaging alimentare. L’obiettivo sarà quello di evitare che l’usura invisibile causata dalla polvere comprometta le missioni di lunga durata.
Vivere su Marte: tra microgravità, radiazioni e inalazioni pericolose
Un viaggio su Marte potrebbe durare fino a 12 mesi, in ambienti chiusi dove filtrare l’aria diventa una sfida cruciale. In assenza di una vera atmosfera protettiva, la polvere rimane sospesa e si infiltra in ogni interstizio. Una volta inalata, non viene espulsa come accade per le polveri terrestri: resta nei polmoni, continua a causare danni ossidativi e può penetrare nel flusso sanguigno.
Wang sottolinea che la polvere marziana non è il problema più grave di una missione sul pianeta, ma è sicuramente un rischio concreto e non trascurabile, che necessita strategie di contenimento avanzate, studiando nuove tecnologie di decontaminazione e filtrazione ultra-efficace.
Fonti autorevoli:
Lo studio è stato pubblicato su GeoHealth e menzionato dalla NASA, dalla American Lung Association e dall’Interagency for Research on Cancer.