I più antichi manufatti in avorio mai rinvenuti risalgono a 400.000 anni fa e potrebbero essere stati usati da bambini
Nel cuore dell’Ucraina occidentale, a Medzhibozh A, sono emersi 24 frammenti in avorio di mammut, tra cui undici visibilmente modificati da mani umane. Ma ciò che ha lasciato davvero stupiti gli archeologi è l’epoca a cui risalgono: circa 400.000 anni fa, un periodo ben anteriore alla comparsa dell’Homo sapiens in Eurasia. Questo rende i reperti i più antichi esempi conosciuti di oggetti in avorio lavorato, un materiale che, fino a poco tempo fa, si pensava fosse stato utilizzato solo a partire da 50.000 anni fa.
Lavorazione sofisticata e intenzionale
Attraverso analisi morfologiche approfondite, i ricercatori hanno confermato che almeno tre dei frammenti sono stati scheggiati utilizzando tecniche simili a quelle impiegate per la lavorazione della pietra, con l’uso di un’incudine e una pietra per martellare. Tuttavia, a differenza della selce o del quarzo, l’avorio è troppo tenero per essere davvero funzionale come utensile, il che ha spinto gli studiosi a cercare un altro significato dietro la loro creazione.
Ipotesi tra sperimentazione e gioco infantile
Una delle ipotesi avanzate è che, in assenza di pietra di qualità facilmente accessibile, gli abitanti del sito avessero sperimentato materiali alternativi per fabbricare strumenti. L’avorio, seppur poco resistente, avrebbe rappresentato un’opzione testata nel processo di esplorazione tecnica.
Ma la teoria più affascinante è un’altra: i piccoli frammenti potrebbero essere stati usati dai bambini come strumenti di gioco o apprendimento, una sorta di replica in miniatura degli utensili dei genitori. Questo comportamento imitativo, se confermato, spalancherebbe nuove finestre sulla vita sociale e culturale degli ominidi arcaici, dimostrando che la trasmissione di conoscenze e l’apprendimento pratico erano parte integrante della loro quotidianità.
Giocattoli o strumenti didattici?
Questi piccoli manufatti potrebbero rappresentare uno dei primi esempi di strumenti pedagogici della storia umana: gli adulti potrebbero averli utilizzati per insegnare ai giovani la tecnica della scheggiatura, servendosi di un materiale più malleabile e meno pericoloso rispetto alla pietra.
Questa ipotesi risulta particolarmente significativa se si considera che l’avorio non ha una reale efficacia come strumento da taglio o utensile da lavoro. La sua presenza, quindi, assume un valore simbolico o educativo, piuttosto che pratico.
Un nuovo sguardo sul comportamento degli ominidi
Ciò che emerge con forza da questa scoperta è una nuova dimensione del comportamento dei primi esseri umani: la capacità di imitare, di apprendere e forse anche di insegnare.
L’idea che questi oggetti potessero essere usati per giocare, imparare o simulare attività adulte sfida la visione tradizionale degli ominidi come semplici utilizzatori di strumenti. Al contrario, questi frammenti suggeriscono che già centinaia di migliaia di anni fa esistevano dinamiche sociali complesse, che includevano l’osservazione, la sperimentazione e l’interazione tra generazioni.
Chi li ha creati?
Nonostante l’importanza dei reperti, resta un mistero quale specie di ominide ne sia stata responsabile. Poiché risalgono a un periodo in cui l’Homo sapiens non era ancora presente in Eurasia, si ipotizza che possano essere opera di Homo heidelbergensis o di una forma arcaica di Neanderthal. In entrambi i casi, ciò che è certo è che questi individui avevano già sviluppato una certa sensibilità cognitiva e sociale.