Una richiesta fuori dal comune e un esperimento funesto
Nel Ottobre del 1958, Papa Pio XII morì a causa di un’improvvisa insufficienza cardiaca acuta. In vita aveva espresso il desiderio che, contrariamente alla prassi abituale riservata ai papi, i suoi organi non fossero rimossi durante l’imbalsamazione. Questo dettaglio apparentemente secondario si rivelò invece cruciale e catastrofico.
Il medico incaricato dell’imbalsamazione fu Riccardo Galeazzi-Lisi, il quale volle tentare un nuovo metodo conservativo che potesse soddisfare il desiderio del pontefice defunto. Invece di procedere con il drenaggio e la rimozione degli organi, decise di avvolgere il corpo con panni impregnati di oli essenziali, seguendo una tecnica che si ispirava vagamente alle pratiche dell’antico Egitto, ma con l’aggiunta di strati di plastica trasparente. Il tutto, però, fu eseguito in condizioni climatiche sfavorevoli, con temperature più alte del normale per la stagione.
Decomposizione accelerata e disastro cerimoniale
La scelta di non rimuovere gli organi interni – la sede di un’intensa attività batterica post mortem – unita al clima caldo e alla sigillatura del corpo, favorì la rapida autolisi e la putrefazione batterica interna. L’accumulo di gas intestinali gonfiò progressivamente il corpo, fino al punto di rottura.
Durante la veglia funebre di quattro giorni, il corpo di Papa Pio XII subì una decomposizione visibile e drammatica. Come ha spiegato Ken Donaldson, ricercatore presso il Surgeons’ Hall Museums di Edimburgo, il torace del papa finì per esplodere a causa della pressione interna, provocando il distacco del naso e delle dita, e tingendo la pelle di un inquietante colore verdastro-nero. L’odore fu talmente insopportabile che alcune guardie svizzere svennero, costringendo l’organizzazione a ridurre i turni di guardia a intervalli di 15 minuti.
Tra simbolismo e decomposizione: la morte senza pietà
Questa vicenda ha messo in luce il limite estremo delle pratiche funerarie quando si cerca di conciliare desideri personali con procedure scientificamente inadeguate. La morte, come ha ricordato lo stesso Donaldson, non fa sconti nemmeno ai pontefici. Le mosche, i batteri intestinali, l’azione enzimatica dell’autolisi sono elementi che agiscono secondo leggi naturali immutabili.
Papa Pio XII non fu l’unico grande della storia a subire una fine tanto spettacolare: anche Guglielmo il Conquistatore esplose nel 1087, quando il suo corpo gonfio fu forzatamente inserito nella bara troppo stretta.
Tra mito e tragedia medica
Il fallimento dell’imbalsamazione di Pio XII fu uno scandalo che costò la carriera a Galeazzi-Lisi, e oggi è ricordato come uno degli errori più eclatanti nella storia della tanatoprassi vaticana. Questo episodio, tanto macabro quanto affascinante, ci ricorda che anche la sacralità del corpo papale non può sfuggire alle leggi impietose della biologia.
Fonti autorevoli che hanno affrontato il tema includono articoli pubblicati da Smithsonian Magazine, The Guardian, e contributi scientifici dell’Anatomy Lab dei Surgeons’ Hall Museums.