L’inarrestabile declino del Mar Caspio
Il Mar Caspio, riconosciuto come il più vasto bacino idrico interno del pianeta, sta affrontando un rapido e allarmante restringimento. Un’analisi pubblicata su Communications Earth & Environment rivela che, con l’avanzare del riscaldamento globale, questo specchio d’acqua — che bagna le coste di Russia, Iran, Kazakistan, Turkmenistan e Azerbaijan — potrebbe ritirarsi di oltre 20 metri entro la fine del secolo. Questo fenomeno è causato principalmente da un desequilibrio tra l’evaporazione accelerata e l’apporto idrico in progressiva riduzione.
L’evaporazione supera i rifornimenti
Secondo lo studio, le principali fonti che alimentano il Mar Caspio, come il fiume Volga, stanno fornendo sempre meno acqua, incapaci di compensare l’evaporazione crescente dovuta a temperature in continuo aumento. Anche un innalzamento contenuto a 2 °C delle temperature globali comporterebbe una perdita tra i 5 e i 10 metri del livello del mare. Qualora il riscaldamento superasse i 2 °C, la riduzione potrebbe raggiungere i 21 metri, mettendo a rischio oltre 111.000 chilometri quadrati di superficie, più dell’intera Islanda.
Ecosistemi unici in pericolo
Il restringimento del bacino infliggerebbe danni irreversibili alla biodiversità del Mar Caspio. Qui vive la foca del Caspio, specie in pericolo che dipende dal ghiaccio per riprodursi. Una diminuzione di appena 5 metri del livello dell’acqua causerebbe una perdita dell’81% del suo habitat riproduttivo. Anche le sei specie di storioni, già minacciate dalla pesca eccessiva per la produzione di caviale, vedrebbero compromessi i loro percorsi migratori verso i fiumi per la deposizione delle uova. Inoltre, il Caspio funge da crocevia migratorio per numerosi uccelli tra Europa, Asia e Africa: il prosciugamento delle lagune costiere ne metterebbe a repentaglio la sopravvivenza.
Gravi conseguenze umane ed economiche
Le popolazioni delle regioni rivierasche, in particolare quelle in Azerbaijan, Iran e Turkmenistan, si troveranno ad affrontare imponenti sfide economiche e sociali. Le rotte commerciali marittime, vitali per l’economia regionale, rischiano di bloccarsi a causa dei bassi fondali che impedirebbero alle navi di attraccare. Anche industrie, agricoltura e insediamenti urbani sono minacciati da un ecosistema che cambia drasticamente. Come accaduto con il Mar d’Aral, anche il letto esposto del Caspio potrebbe rilasciare polveri tossiche e sali industriali contaminati, aggravando la situazione sanitaria.
Strategie per fronteggiare la crisi
Sebbene una certa riduzione del livello marino sembri ormai inevitabile, i ricercatori sottolineano la possibilità di intervenire in tempo utile per contenere i danni. Simon Goodman, dell’Università di Leeds, afferma che le misure devono partire immediatamente e includere un monitoraggio scientifico accurato, il potenziamento delle infrastrutture costiere, politiche di protezione ambientale e una drastica riduzione delle emissioni di gas serra. Ogni anno guadagnato potrebbe fare la differenza per la salvaguardia della biodiversità e della sicurezza umana nelle regioni che si affacciano su questo mare sempre più fragile.
Fonti autorevoli: Nature, Communications Earth & Environment, BBC Science Focus, National Geographic.