I computer quantistici condivisi esposti a un nuovo tipo di attacco
Un recente studio pubblicato dal MIT e dalla University of Chicago mette in allarme l’intera comunità scientifica e tecnologica: i computer quantistici condivisi potrebbero essere manipolati da hacker in modo subdolo e silenzioso, alterando i risultati dei calcoli senza lasciare tracce evidenti.
Secondo i ricercatori, questo tipo di sabotaggio quantistico si verifica quando più utenti accedono contemporaneamente allo stesso hardware quantistico, come avviene spesso nei servizi di cloud computing quantistico. Gli hacker potrebbero iniettare errori o interferire con le qubit degli altri utenti senza compromettere l’intero sistema, causando dati corrotti o calcoli imprecisi.
Una vulnerabilità che cresce con la potenza dei dispositivi
A differenza dei supercomputer classici, dove esistono barriere software e hardware consolidate per separare i carichi di lavoro degli utenti, i computer quantistici sono ancora in una fase sperimentale, e la loro architettura condivisa rappresenta un punto debole. Il problema si aggrava man mano che le macchine quantistiche diventano più complesse, ospitando centinaia o migliaia di qubit e supportando più utenti simultaneamente.
Secondo New Scientist, questi attacchi “fantasma” non richiedono accessi privilegiati: un utente malevolo può sfruttare semplici interazioni fisiche tra le qubit per causare interferenze dannose, compromettendo i calcoli altrui senza essere rilevato.
Una possibile soluzione nel controllo degli accessi quantistici
Gli autori dello studio propongono una nuova tecnica di verifica che permette agli utenti di rilevare se il proprio programma quantistico è stato influenzato da interferenze esterne. Questo approccio, chiamato verifica dell’integrità quantistica, si basa su misure probabilistiche per identificare alterazioni nei risultati, anche se non elimina completamente la vulnerabilità.
Il team di ricerca sottolinea l’urgenza di implementare nuove misure di sicurezza nei dispositivi quantistici offerti in condivisione da aziende come IBM, Google e Rigetti, per garantire la riservatezza e la correttezza dei risultati nei prossimi anni, quando i computer quantistici verranno usati per simulazioni mediche, crittografia avanzata e altre applicazioni sensibili.
Fonti autorevoli come Nature, New Scientist e il Massachusetts Institute of Technology hanno trattato approfonditamente l’argomento, sottolineando come questa nuova frontiera dell’hacking quantistico rappresenti una minaccia reale che va affrontata con strategia e urgenza.