Tracce di mercurio nei tronchi: un archivio naturale dell’inquinamento
Gli alberi della foresta amazzonica custodiscono molto più che biodiversità: sono veri e propri archivi viventi della storia ambientale della regione. Uno studio recente ha dimostrato che l’accumulo di mercurio nei tessuti degli alberi può rivelare quanto e dove le attività minerarie legate all’estrazione dell’oro stiano devastando l’ambiente. Non si tratta solo di un problema ecologico: il mercurio è una neurotossina pericolosa per l’uomo e gli animali.
Estrazione dell’oro e mercurio: una pratica devastante
In molte zone dell’Amazzonia, soprattutto quelle più isolate, l’oro viene estratto artigianalmente attraverso un metodo rudimentale quanto tossico. Il processo prevede la mescolanza del minerale grezzo con mercurio liquido, che forma un’amalgama con l’oro. Per separare i due elementi, la miscela viene bruciata, rilasciando nell’aria vapori di mercurio estremamente pericolosi. Le emissioni contaminano l’ambiente circostante, penetrando nel suolo, nei corsi d’acqua e, come scoperto di recente, anche nei tronchi degli alberi.
Una nuova frontiera per il monitoraggio ambientale
Secondo i ricercatori, l’analisi degli anelli degli alberi – un po’ come avviene per lo studio del clima passato – permette di ricostruire storicamente i picchi di attività mineraria in una data area. Gli alberi, crescendo, incorporano piccole quantità di mercurio nel loro legno, fungendo da sentinelle silenziose dell’inquinamento. Questa scoperta potrebbe rivoluzionare i metodi di sorveglianza ambientale, permettendo di individuare l’intensificazione di attività estrattive anche in zone remote e difficilmente accessibili.
L’impatto su salute e biodiversità
Il mercurio rilasciato nell’ecosistema amazzonico non resta confinato alla zona di estrazione. Attraverso il ciclo dell’acqua e la catena alimentare, raggiunge pesci, animali selvatici e comunità locali, con effetti devastanti. Il bioaccumulo di mercurio nei pesci è una delle principali minacce per le popolazioni indigene che dipendono dalla pesca per la sopravvivenza. Ma anche il suolo e la vegetazione risultano compromessi, alterando l’equilibrio dell’intero ecosistema pluviale.
Un fenomeno globale, non solo amazzonico
Anche se l’attenzione è rivolta all’Amazzonia, il problema dell’estrazione illegale dell’oro e del relativo inquinamento da mercurio è globale. Dall’Africa all’Asia, molte foreste tropicali subiscono danni simili. Tuttavia, l’Amazzonia resta il simbolo per eccellenza di questo paradosso: una delle zone più ricche di biodiversità del pianeta, minacciata da attività predatrici condotte in nome del profitto.
Serve un cambio di rotta
Per arginare il fenomeno è necessaria una risposta internazionale coordinata, capace di unire tecnologia, tutela ambientale e giustizia sociale. L’uso degli alberi come strumento di monitoraggio è un primo passo importante, ma da solo non basta. È fondamentale potenziare i controlli, offrire alternative economiche sostenibili alle popolazioni locali e incentivare la rigenerazione delle aree colpite. In parallelo, serve una maggiore trasparenza nella filiera dell’oro, affinché i consumatori finali siano consapevoli dell’impatto ambientale dei beni che acquistano.