Il mistero delle origini della vita sulla Terra, che per decenni ha alimentato dibattiti accesi tra scienziati, sembra trovare un nuovo e importante tassello. David Kipping, astronomo della Columbia University, ha recentemente pubblicato un lavoro che getta nuova luce su uno degli interrogativi più profondi della scienza: quanto rapidamente può emergere la vita su un pianeta con condizioni simili a quelle terrestri.
L’abiogenesi sulla Terra: un processo rapido e precoce
Secondo quanto riportato nel nuovo studio, accettato per la pubblicazione su Astrobiology, la vita sulla Terra è emersa in tempi sorprendentemente brevi rispetto alla formazione del pianeta stesso. Le prime prove di attività biologica risalgono a circa 4,2 miliardi di anni fa, appena 250 milioni di anni dopo la nascita del nostro pianeta. Tappeti microbici come gli stromatoliti australiani, firme isotopiche di origine biologica e strutture filamentose antichissime ritrovate in Canada confermano questa straordinaria precocità.
LUCA: il primo antenato di tutta la vita conosciuta
Un altro punto chiave nella ricerca è il concetto di LUCA (Last Universal Common Ancestor), ovvero l’ipotetico ultimo antenato comune di tutti gli organismi viventi. Secondo recenti dati genetici, LUCA potrebbe essere esistito già 4,2 miliardi di anni fa, suggerendo che l’abiogenesi — il processo naturale attraverso il quale la vita emerge dalla materia non vivente — sia avvenuta molto rapidamente dopo la formazione della Terra.
Analisi bayesiana: probabilità a favore dell’abiogenesi rapida
Utilizzando una raffinata analisi bayesiana, Kipping ha calcolato la probabilità che la vita sia sorta rapidamente. In passato, le probabilità si attestavano intorno a 3:1 basandosi sui microfossili più antichi e a 9:1 considerando le tracce di carbonio biologico. Le ultime scoperte su LUCA hanno spinto questa probabilità a 13:1, superando la soglia scientificamente accettata per definire una prova “forte”.
Il principio antropico e la sfida dell’abiogenesi rapida
Il lavoro di Kipping si confronta anche con il principio antropico debole, introdotto da Brandon Carter negli anni Settanta. Questo principio afferma che osserviamo l’universo in un modo compatibile con la nostra esistenza semplicemente perché altrimenti non saremmo qui. La domanda, dunque, non è perché la vita sia sorta così presto, ma piuttosto se la nostra osservazione distorca la reale frequenza dell’abiogenesi.
La Terra come eccezione nell’universo?
Sebbene le nuove analisi rafforzino l’idea che la vita possa sorgere rapidamente, esse non garantiscono che questo accada frequentemente altrove. La Terra potrebbe rappresentare un caso estremamente raro. Kipping sottolinea che, anche con prove a favore di un’abiogenesi rapida, le condizioni della Terra potrebbero essere incredibilmente uniche nell’universo.
Verso nuove scoperte oltre la Terra
La sfida ora, come evidenziato da Kipping, è guardare al di fuori del nostro pianeta. Solo scoprendo segni di vita su Marte, sulle lune oceaniche di Giove e Saturno, o su esopianeti distanti, potremo realmente comprendere quanto siano comuni le condizioni adatte alla vita nell’universo. Kipping conclude che, sebbene il suo studio rappresenti un passo significativo, il grande interrogativo resta ancora aperto: quanto è raro, o comune, un pianeta simile alla Terra?