Tragedia ambientale nel cuore del Congo orientale
Una nuova epidemia di antrace ha colpito duramente la fauna selvatica del Parco nazionale del Virunga, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, provocando la morte di circa 50 ippopotami. Gli animali, ritrovati galleggianti in un tratto del fiume a sud del lago Edward, sono stati vittime del batterio Bacillus anthracis, che sopravvive per decenni nel terreno contaminato.
L’allarme è stato lanciato dalla direzione del parco e confermato dall’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura (ICCN), che ha raccomandato alla popolazione locale di non consumare carne di selvaggina per evitare il rischio di contagio.
Il pericolo silenzioso del Bacillus anthracis
L’antrace è una zoonosi acuta causata da un batterio sporigeno che si trasmette attraverso spore altamente resistenti presenti nel suolo. Questo microrganismo può infettare sia animali selvatici che domestici, e in alcuni casi anche esseri umani, con effetti letali soprattutto nella forma inalata.
Nel contesto africano, le epidemie di antrace si presentano spesso in modo improvviso e devastante, specialmente durante la stagione secca o in seguito a piogge intense che smuovono le spore presenti nel terreno. Gli ippopotami, che trascorrono gran parte della giornata in acqua ma si nutrono a terra, risultano particolarmente esposti.
Un ecosistema fragile sotto pressione
Il Parco nazionale del Virunga, istituito nel 1925, è uno dei più antichi e importanti dell’intero continente africano. È famoso per la presenza dei gorilla di montagna, ma ospita anche leoni, elefanti, bufali e numerose specie di uccelli e rettili.
La sua posizione, però, lo rende vulnerabile. Situato in una zona da decenni instabile a causa di conflitti armati, bracconaggio e attività minerarie illegali, il parco è spesso teatro di crisi umanitarie e ambientali. Non è la prima volta che l’antrace colpisce la fauna della regione: si ricordano episodi simili sia nello stesso Virunga sia in altre riserve del continente.
Misure urgenti per contenere il rischio
L’ICCN ha ribadito l’importanza di attuare misure preventive per evitare la diffusione dell’infezione anche tra gli animali domestici e le comunità locali. Tra queste:
- Evitare il contatto con carcasse di animali morti
- Non consumare carne di animali trovati morti o sospetti
- Segnalare immediatamente alle autorità eventuali altri ritrovamenti
Le autorità locali, insieme ai ranger del parco, stanno monitorando l’area e lavorando per rimuovere in sicurezza i resti degli ippopotami deceduti.
Un campanello d’allarme per la conservazione
Episodi come questo ricordano quanto sia fragile l’equilibrio degli ecosistemi naturali e quanto le emergenze sanitarie possano avere un impatto diretto anche sulla biodiversità. La perdita di 50 ippopotami in un tempo così breve rappresenta non solo un colpo al patrimonio naturale della RDC, ma anche un segnale della vulnerabilità crescente della fauna africana di fronte a malattie infettive.
In un’area come il Virunga, dove l’ambiente è già messo alla prova da tensioni politiche e interessi economici, ogni perdita pesa doppio. Salvaguardare la salute degli animali significa anche proteggere quella delle popolazioni locali, che da questi ecosistemi dipendono per acqua, cibo e sostentamento.