Un sistema geotermico per case e quartieri interi
L’energia geotermica superficiale, nota anche come geotermia a bassa profondità, sfrutta la temperatura stabile del sottosuolo, che si mantiene intorno ai 13 °C (55 °F) fino a 500 metri di profondità, per riscaldare e raffreddare gli edifici. A differenza della geotermia profonda – come quella utilizzata in Islanda, dove i pozzi raggiungono i 5.000 metri e generano vapore a 200 °C per la produzione di elettricità – la geotermia superficiale si concentra sulla climatizzazione di abitazioni e complessi edilizi.
Il funzionamento avviene attraverso pompe di calore che fanno circolare un fluido nei tubi interrati, trasferendo il calore dal sottosuolo verso l’interno degli edifici durante l’inverno e viceversa d’estate. Questo approccio è molto più efficiente rispetto alle pompe di calore ad aria, riducendo i consumi energetici e le emissioni.
Un modello sostenibile ed economicamente scalabile
Secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, entro il 2035 questi sistemi potrebbero essere installati in 7 milioni di abitazioni americane, raggiungendo i 36 milioni entro il 2050. Sebbene la tecnologia non sia nuova, il cambiamento rivoluzionario risiede nella modalità di implementazione: invece di interventi su singole case, si stanno realizzando reti geotermiche di quartiere, che permettono un’ottimizzazione dell’energia grazie alla varietà dei fabbisogni energetici degli edifici connessi.
Un esempio pionieristico è quello della città di Framingham, in Massachusetts, dove una rete collega circa 31 edifici e 130 clienti. Questo progetto è finanziato dalle compagnie del gas, le quali, in seguito alla direttiva statale che vietarà l’uso del gas per il riscaldamento entro il 2050, hanno avviato una transizione energetica supportando attivamente la geotermia come alternativa ai combustibili fossili.
Il ruolo delle utility e la transizione collettiva
Iniziative come quella di Framingham mostrano un nuovo modello di collaborazione tra ambientalisti e aziende energetiche, che stanno ripensando il proprio business model per rimanere rilevanti in un futuro decarbonizzato. Le compagnie non vendono più solo gas, ma servizi di climatizzazione pulita distribuiti attraverso infrastrutture sotterranee condivise.
Il modello a rete, rispetto alle soluzioni individuali, permette anche pagamenti rateizzati nel tempo, rendendo la tecnologia accessibile a più famiglie e facilitando l’adozione su scala urbana. Questo approccio ha il potenziale di ridurre le disuguaglianze economiche ed energetiche, consentendo a intere comunità di beneficiare di un sistema efficiente e sostenibile.
Una soluzione globale: progetti pilota in Asia e Medio Oriente
Il potenziale della geotermia non si limita al Nord America. La Banca Mondiale, attraverso i suoi programmi di investimento sostenibile, sta promuovendo reti geotermiche in Pakistan, Giordania e Turchia. In questi paesi, si punta a sostituire le fonti fossili con impianti geotermici per 10.000 abitazioni per nazione, rafforzando la resilienza energetica e la sicurezza ambientale delle comunità locali.
Barriere economiche e soluzioni possibili
Nonostante i benefici, l’elevato costo iniziale resta il principale ostacolo alla diffusione su larga scala. I progetti pilota hanno evidenziato la necessità di aggiornamenti alle infrastrutture elettriche, oltre a difficoltà legate alla presenza di amianto e muffa negli edifici più vecchi. Una strategia efficace potrebbe essere quella di integrare la geotermia direttamente nelle nuove costruzioni, riducendo così i costi d’installazione e ottimizzando l’efficienza energetica fin dalla progettazione.
Fonti autorevoli che hanno trattato approfonditamente l’argomento includono il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, il World Bank Group, e riviste scientifiche come Nature Energy e Scientific American.