Una soluzione biologica per un problema ambientale urgente
Nel panorama delle strategie contro il cambiamento climatico, spunta una tecnologia tanto semplice quanto promettente: batteri che si nutrono di metano. Questi microrganismi, noti come metanotrofi, sono in grado di catturare uno dei gas serra più potenti prima che venga rilasciato nell’atmosfera.
Una vera e propria rivoluzione microbiologica è in corso, con l’obiettivo di affrontare una delle fonti più trascurate ma impattanti di emissioni: le discariche.
Il metano: un gas serra potente e sottovalutato
Il metano ha un potenziale di riscaldamento globale fino a 80 volte superiore a quello dell’anidride carbonica nel breve termine. Viene rilasciato in quantità significative da varie fonti umane: discariche, allevamenti intensivi, risaie e miniere di carbone.
Finora, le tecnologie per contenere queste emissioni fuggitive erano spesso complesse, costose o difficili da applicare in zone isolate. Ecco perché la scienza guarda con interesse a soluzioni modulari, economiche e autosufficienti.
Bioreattori mobili alimentati da batteri
Un gruppo di ricercatori statunitensi sta per avviare un test sul campo che potrebbe cambiare le carte in tavola. Entro la fine dell’anno, un bioreattore portatile, caricato con uno specifico ceppo di metanotrofi, verrà installato in una discarica nello stato di Washington.
Il dispositivo è progettato per funzionare in modo completamente autonomo, anche in assenza di collegamento alla rete elettrica. Questo lo rende ideale per l’uso in ambienti remoti o difficili da monitorare.
Come funziona?
- I gas emessi dal terreno vengono convogliati all’interno del reattore
- I batteri presenti nel sistema assorbono il metano e lo metabolizzano
- Il risultato finale è una riduzione significativa delle emissioni nocive
Un sistema che, se si dimostrasse efficace, potrebbe essere replicato su vasta scala.
I metanotrofi: alleati invisibili della sostenibilità
I metanotrofi vivono naturalmente in ambienti dove il metano è presente: suoli umidi, paludi, perfino nei pressi delle radici delle piante. La loro particolarità? Utilizzano il metano come fonte di energia e carbonio, trasformandolo in composti innocui.
La sfida dei ricercatori è selezionare e potenziare i ceppi più efficienti, capaci di lavorare in condizioni ambientali complesse e variabili. I primi esperimenti in laboratorio hanno dato risultati molto promettenti, ma ora arriva il banco di prova sul campo.
Una risposta low-tech ma efficace
Ciò che rende questa soluzione particolarmente interessante è la sua scalabilità e facilità di implementazione. Non richiede infrastrutture complesse, può essere realizzata con materiali a basso costo e non produce scarti tossici.
Se il test negli Stati Uniti andrà a buon fine, si aprirà la strada a una diffusione globale di questi bio-reattori per il metano. Dalle discariche municipali alle miniere dismesse, passando per gli allevamenti intensivi, le applicazioni sono numerose.
Il potenziale per il futuro
Oltre al contributo diretto nella riduzione delle emissioni, questi sistemi potrebbero essere integrati in strategie più ampie di economia circolare. Alcuni studi ipotizzano persino la possibilità di recuperare energia o materiali utili dai processi metabolici dei metanotrofi.
L’intuizione alla base è semplice: anziché combattere i gas serra con tecnologie complesse e costose, possiamo collaborare con la natura sfruttando i suoi stessi meccanismi.
L’era dell’ingegneria microbiologica ambientale è solo agli inizi, ma potrebbe diventare uno dei pilastri della lotta alla crisi climatica.13