Una scoperta rivoluziona ciò che sappiamo sulla navigazione preistorica
Una nuova scoperta archeologica cambia radicalmente la nostra visione delle capacità marittime dei cacciatori-raccoglitori preistorici. Un gruppo di ricercatori ha dimostrato che già 8.500 anni fa, alcuni gruppi umani affrontavano lunghe traversate marittime per raggiungere isole lontane. Tra queste, l’isola di Malta, situata a circa 100 chilometri dalla costa europea, fu probabilmente raggiunta da intrepidi navigatori preistorici armati solo di canoe scavate nel legno e grande conoscenza del mare.
Viaggi notturni e orientamento stellare
L’impresa, descritta in un recente studio scientifico, rappresenta la traversata marittima più lunga conosciuta dell’epoca. In assenza di barche a vela o strumenti di navigazione avanzati, questi pionieri della navigazione potrebbero aver utilizzato correnti marine, venti favorevoli e riferimenti astronomici, navigando anche di notte. Con una velocità media stimata di circa 4 km/h, il viaggio avrebbe richiesto diverse ore in mare aperto, molte delle quali al buio, perfino nel giorno più lungo dell’anno.
Secondo gli studiosi, ciò dimostra un livello sorprendente di intelligenza spaziale, adattabilità e organizzazione sociale da parte di queste comunità, che fino a oggi si riteneva si spostassero solo via terra o lungo coste facilmente accessibili.
Una presenza umana prima dell’agricoltura
Le prove archeologiche sono emerse grazie a una serie di scavi presso la grotta di Latnija, nel nord di Malta. Gli archeologi hanno trovato tracce evidenti di attività umana pre-agricola, tra cui utensili in pietra, focolari e resti di pasti cucinati, risalenti a ben mille anni prima dell’avvento dell’agricoltura sull’isola.
Tra i resti analizzati, spiccano ossa di cervo rosso, una specie ormai estinta nella regione, oltre a tartarughe, grandi uccelli e foche, segno che la dieta di questi gruppi includeva un’ampia gamma di animali selvatici. Questo suggerisce non solo una sofisticata tecnica di caccia e preparazione del cibo, ma anche una conoscenza dettagliata dell’ambiente naturale e delle sue risorse.
La connessione tra isole e lo sfruttamento del mare
Un altro elemento affascinante riguarda la varietà di fauna marina scoperta all’interno del sito. I ricercatori hanno trovato resti cotti di foche, pesci, granchi, ricci di mare, il che dimostra che il mare era parte integrante dell’economia alimentare di questi popoli. Questa scoperta alimenta nuove ipotesi: altre isole minori del Mediterraneo potrebbero essere state raggiunte e forse addirittura abitate da gruppi simili.
Si apre così un nuovo capitolo nello studio delle interazioni tra isole in epoca preistorica: se Malta era accessibile e abitata, anche altre isole potrebbero essere state connesse da rotte di viaggio regolari, scambi di conoscenze o perfino forme primordiali di commercio.
Una rivalutazione delle abilità dei cacciatori-raccoglitori
La portata di queste scoperte costringe a rivedere molte delle certezze sulla preistoria europea. Non si trattava di gruppi umani isolati e tecnologicamente primitivi, ma di comunità capaci di pianificare viaggi marittimi complessi, di esplorare territori sconosciuti e di adattarsi a condizioni ambientali estreme.
La presenza a Malta 8.500 anni fa aggiunge non solo profondità cronologica alla storia dell’isola, ma anche una nuova prospettiva sulle abilità cognitive e tecniche degli ultimi cacciatori-raccoglitori del continente europeo.
Una nuova luce sulla preistoria del Mediterraneo
Queste rivelazioni aprono la porta a una più ampia indagine sull’espansione umana nel Mediterraneo e sull’impatto che ebbero sull’ecosistema marino e terrestre. Non si può più parlare di “preistoria” come di un periodo di immobilismo: piuttosto, era una fase dinamica, fatta di migrazioni, esplorazioni e adattamenti continui.
Oggi, la traversata verso Malta compiuta millenni fa ci invita a riflettere sull’ingegno umano che, anche senza tecnologia moderna, ha sempre saputo superare confini e conquistare l’ignoto.