Un’icona moderna che guarda al futuro spaziale
Il nuovo ritratto dell’astronauta Zena Cardman, realizzato da Josh Valcarcel il 22 Marzo 2025 presso il Johnson Space Center di Houston, è molto più di una semplice immagine ufficiale: è una potente evocazione del passato pionieristico della NASA, filtrato attraverso lo sguardo di una nuova generazione di esploratrici spaziali.
In uno scatto in bianco e nero, Cardman posa di profilo, indossando la tuta Extravehicular Mobility Unit (EMU), con lo sguardo rivolto verso l’alto, simbolicamente proiettata verso la sua imminente missione sulla Stazione Spaziale Internazionale. Questo ritratto rompe con i canoni tradizionali dell’iconografia NASA, abbandonando la consueta composizione con modellini di navicelle, bandiere su aste e posa frontale per lasciare spazio a una rappresentazione molto più intima e narrativa.
Un’eco visiva del 1983 e di Anna Fisher
Il parallelismo con lo storico ritratto di Anna Fisher del 1983 è immediato. All’epoca, Fisher fu immortalata anch’essa in bianco e nero, avvolta dalla sua tuta spaziale, con un’espressione che tradiva speranza e determinazione. Fisher, la prima madre a volare nello spazio, rappresentava l’alba di una nuova era per la presenza femminile nelle missioni orbitali.
Cardman riprende quella medesima iconografia: la posa laterale, il casco che riflette la luce, la tensione verso ciò che verrà. Ma a differenza della Fisher degli anni ’80, Zena appare anche come una donna del presente, plasmata da una realtà spaziale più complessa, in cui missioni vengono rimandate, ruoli vengono ridefiniti e le traiettorie personali si intrecciano a quelle delle agenzie.
Un ritratto che racconta la resilienza
Questa fotografia esisterebbe forse solo grazie a un imprevisto: Zena Cardman doveva partecipare a una precedente missione, ma fu rimossa all’ultimo momento per fare spazio ad altri astronauti rientranti dalla ISS. Solo quattro giorni dopo il rientro di quella missione, Valcarcel catturava questo scatto. Un dettaglio che aggiunge un livello ulteriore di profondità emotiva al ritratto, trasformandolo in un simbolo di perseveranza.
Zena non guarda semplicemente verso l’universo: guarda oltre, con la consapevolezza di chi ha già affrontato ostacoli e continua a sognare l’orbita. La sua immagine è il ponte tra le prime donne dello spazio e le esploratrici del domani.
Un ritratto che ridefinisce la narrazione visiva NASA
Lontano dai ritratti istituzionali e convenzionali, quello di Cardman si distingue per l’uso narrativo della luce, della composizione e del simbolismo. È un ritratto che parla non solo di una missione, ma di un’identità professionale e personale forgiata nel tempo.
Attraverso l’obiettivo di Valcarcel, la NASA rende omaggio a sé stessa e alla propria evoluzione, ma soprattutto celebra l’individuo dietro la tuta spaziale, la donna che guarda il cielo sapendo di farne parte.