Le vertigini dopo un terremoto rappresentano una reazione fisica e psicologica sorprendentemente comune, che può protrarsi anche per settimane. In Giappone, questo fenomeno viene chiamato jishin-yoi, ovvero “ubriachezza da terremoto”. Chi ha vissuto le forti scosse sismiche sperimenta spesso giramenti di testa, nausea, un senso costante di instabilità e la strana percezione che la terra stia ancora tremando, anche quando tutto è fermo.
Perché ci sentiamo disorientati dopo un sisma
Subito dopo un evento sismico, il nostro corpo può reagire con sintomi evidenti: perdita di equilibrio, vertigini continue, senso di oscillazione e malessere generale. Questa reazione non si limita allo stress emotivo momentaneo, ma affonda le radici nel modo in cui il nostro organismo gestisce il movimento. Il sistema vestibolare, situato nell’orecchio interno, riceve segnali rapidi e forti durante le scosse e li trasmette al cervello. In queste circostanze, la mole di stimoli arriva a confondere il sistema nervoso, generando sensazioni contrastanti tra ciò che i nostri occhi vedono e ciò che percepiamo con l’orecchio interno.
Il risultato è una sensazione persistente di sbandamento, che in alcuni casi si accompagna a nausea e un fastidioso senso di mal di mare. Il corpo resta in uno stato di allerta, come se si trovasse ancora nel bel mezzo del terremoto. Secondo uno studio condotto nel 2012 a Tokyo, molte persone hanno continuato a sperimentare questi disturbi dell’equilibrio per oltre quattro mesi dalla scossa principale.
Il ruolo del sistema vestibolare e le sue reazioni al sisma
All’interno dell’orecchio interno, il sistema vestibolare è composto da strutture come utricolo, sacculo e tre canali semicircolari (anteriore, posteriore e laterale). Questi organi lavorano senza sosta per rilevare ogni minima variazione di posizione e di movimento. Durante un terremoto, i segnali che giungono a queste strutture sono talmente intensi da provocare una dissonanza percettiva.
Come ha spiegato la Fondazione Auxologico, il sistema vestibolare registra tutte le accelerazioni e i movimenti della testa in ogni direzione dello spazio. Quando le vibrazioni del sisma superano la soglia di normalità, il cervello riceve messaggi contrastanti che provocano vertigini simili a quelle che si sperimentano quando si soffre di cinetosi, il disturbo tipico di chi viaggia in auto, in nave o in aereo.
La mente non dimentica: ansia e stress dopo le scosse
Oltre alla risposta fisica immediata, le vertigini post-terremoto possono essere alimentate dalla componente psicologica. La tensione emotiva legata all’imprevedibilità del sisma, la paura di nuove scosse e l’ansia accumulata interferiscono con il corretto funzionamento del sistema nervoso.
Quando il cervello non riesce a sincronizzare ciò che vede con le informazioni provenienti dall’orecchio interno, si genera uno stato di confusione sensoriale. Il risultato è uno squilibrio che può persistere, portando a sintomi simili a un mal di mare prolungato. Questo meccanismo è ben evidenziato dagli studi condotti in Giappone, dove si è osservato che il problema nasce dall’interazione tra la sensibilità dell’orecchio interno e una predisposizione all’ansia intensificata dalle continue scosse.
Cinetosi da terremoto: il parere degli esperti
Secondo Landon Duyka, specialista in otorinolaringoiatria presso la Northwestern Medicine, i sintomi descritti dopo un terremoto sono riconducibili a una particolare forma di cinetosi. Il conflitto tra segnali visivi e segnali provenienti dall’orecchio interno crea le stesse reazioni fisiche tipiche del mal d’auto o del mal di mare.
Anche l’Istituto Superiore di Sanità conferma che, durante eventi di forte instabilità come un sisma, il cervello riceve impulsi contraddittori da occhi, muscoli, articolazioni e orecchio interno, generando vertigini, nausea e malessere persistente. L’inganno sensoriale porta il corpo a percepire vibrazioni che in realtà non esistono più. Questo fenomeno, pur essendo temporaneo nella maggior parte dei casi, può durare a lungo e portare disagio anche nella vita quotidiana.