Urano, il gigante ghiacciato ai margini del sistema solare, non è più l’eccezione fredda che si pensava fino a pochi anni fa. Due recenti studi, presentati sul portale arXiv.org alla fine di febbraio 2025, rivelano che il pianeta emette più energia di quella che riceve dal Sole, smentendo le misurazioni effettuate dalla storica sonda Voyager 2 nel 1986.
Un passato da enigma, ora riscritto
Quando la Voyager 2 si avvicinò a Urano il 24 gennaio 1986, le sue rilevazioni mostrarono un mondo apparentemente freddo e privo di una significativa emissione di calore interno. A differenza degli altri giganti gassosi come Giove, Saturno e Nettuno, Urano sembrava unico: incapace di irradiare energia termica in eccesso rispetto a quella ricevuta dalla luce solare.
Oggi, grazie a osservazioni combinate di telescopi spaziali e osservatori terrestri, la realtà appare molto diversa. Secondo il planetologo Patrick Irwin dell’Università di Oxford, Urano non è poi così anomalo come si pensava. “Urano non è così strano come credevamo”, afferma Irwin, coautore di uno dei due studi che hanno riacceso l’interesse scientifico sul pianeta.
Un calore interno inaspettato
Le nuove misurazioni dimostrano che Urano riflette più luce solare di quanto riportato in passato, il che implica che riceve meno energia dal Sole rispetto alle stime precedenti. Per spiegare la sua temperatura attuale, deve quindi generare calore dall’interno. Secondo il team guidato da Liming Li, planetologo dell’Università di Houston, Urano emette il 12,5% in più di energia rispetto a quella che riceve. L’altro gruppo di ricerca, coordinato da Irwin, conferma un valore simile, stimando un eccesso pari al 15%.
Entrambi gli studi concordano su un punto fondamentale: Urano possiede un calore interno residuo, probabilmente ereditato dalla sua formazione circa 4,5 miliardi di anni fa.
Un gigante ancora misterioso
Nonostante questa scoperta, Urano continua a rappresentare un’eccezione rispetto ai suoi fratelli giganti. Giove, Saturno e Nettuno irradiano infatti più del doppio dell’energia solare che ricevono, rendendo Urano il più “moderato” del gruppo. Le ragioni di questa peculiarità rimangono sconosciute, anche se gli studiosi hanno avanzato ipotesi suggestive.
Uno degli elementi distintivi di Urano è la sua inclinazione assiale estrema: il pianeta ruota praticamente “sdraiato”, con un’inclinazione di 98 gradi rispetto all’orbita, ben diversa dai 3 gradi di Giove, dai 27 gradi di Saturno e dai 28 gradi di Nettuno. Secondo molti planetologi, questa strana posizione potrebbe essere il risultato di un antico impatto catastrofico con un corpo celeste di grandi dimensioni. Se un evento simile avesse effettivamente avuto luogo, avrebbe potuto portare in superficie materiali caldi dall’interno del pianeta, causando la dispersione di una quantità significativa di calore nella sua giovinezza.
Urano, un pianeta da riscoprire
Le nuove scoperte su Urano riaccendono l’interesse della comunità scientifica, che ora guarda al pianeta con occhi diversi. Le differenze tra le rilevazioni storiche della Voyager 2 e i dati attuali mettono in luce l’importanza di missioni future verso questo mondo misterioso, ancora avvolto in una fitta coltre di gas e ghiacci.