Un gruppo di ricercatori dell’Università di Princeton ha presentato uno studio rivoluzionario e al tempo stesso altamente discusso, in cui si afferma che sia possibile produrre elettricità utilizzando esclusivamente la rotazione della Terra e il suo campo magnetico, attraverso un dispositivo di struttura sorprendentemente semplice. Nonostante l’entusiasmo dei ricercatori, la comunità scientifica rimane divisa e prevale, almeno per ora, un cauto scetticismo.
L’idea che sfida il consenso scientifico
Il concetto alla base dell’esperimento affonda le sue radici nei lavori pionieristici sull’elettromagnetismo di Michael Faraday nel XIX secolo. Tuttavia, fino a oggi, il consenso della fisica teorica ha stabilito che non sia possibile generare corrente elettrica utilizzabile semplicemente grazie alla rotazione terrestre attraverso il proprio campo magnetico.
I ricercatori sottolineano che, anche se la Terra si muove attraverso una componente asimmetrica del proprio campo magnetico, in condizioni normali questa rotazione non genera forza netta sulle cariche elettriche presenti in un conduttore solidale con il pianeta. Ogni tentativo di generare corrente elettrica è stato ostacolato da una rapida riorganizzazione degli elettroni, che finisce per annullare qualsiasi potenziale elettrico indotto.
Un esperimento che aggira le leggi note?
Dal 2016, il team ha lavorato per ideare un sistema capace di eludere questo limite teorico. La chiave del progetto risiede nell’utilizzo di un materiale altamente resistivo, composto da manganese, zinco e ferro dolce. La conduttività di questo cilindro cavo è circa un decimo rispetto a quella dell’acqua marina, rendendolo di fatto un pessimo conduttore – caratteristica, in questo caso, considerata un vantaggio.
Durante i test, il dispositivo ha prodotto una tensione misurabile, anche se estremamente bassa, intorno ai 18 microvolt, variabile in base all’orientamento dell’apparato rispetto al campo magnetico terrestre. Gli autori dello studio affermano di aver tenuto conto anche delle differenze di temperatura tra le varie parti del cilindro, escludendo così interferenze termiche non controllate.
Il giudizio della comunità scientifica: tra dubbi e potenziale
Nonostante la carica elettrica rilevata, diversi fisici teorici e sperimentali si sono mostrati prudenti. Alcuni esperti, intervistati da Nature News, hanno ipotizzato che l’effetto osservato possa derivare da qualche fenomeno fisico trascurato, piuttosto che da un’autentica generazione elettromagnetica legata alla rotazione planetaria.
Tutto ruota attorno alla riproducibilità del risultato. Solo se altri laboratori saranno in grado di replicare con precisione gli esperimenti, si potrà iniziare a parlare di un possibile nuovo paradigma nella produzione energetica.
Gli scienziati del progetto precisano che, se confermato, l’effetto potrebbe offrire applicazioni pratiche innovative, come sistemi di alimentazione passivi in grado di funzionare indefinitamente, senza carburante e senza esaurirsi, almeno nel senso convenzionale. Sebbene il voltaggio generato sia ben al di sotto degli standard per l’uso residenziale, questa tecnologia potrebbe rappresentare una soluzione per l’alimentazione di piccoli sensori, dispositivi remoti o strumentazioni ambientali a lungo termine.
Il lavoro completo è stato pubblicato sulla rivista Physical Review Research, e promette di alimentare un intenso dibattito nei prossimi mesi.