Un vaccino personalizzato a mRNA sviluppato per contrastare il cancro al pancreas sta aprendo nuove prospettive nella lotta a una delle malattie oncologiche più letali. I risultati di un trial clinico preliminare, pubblicati il 19 Febbraio sulla rivista Nature, mostrano che alcuni pazienti sottoposti a questo trattamento sono rimasti liberi da recidive tumorali per oltre tre anni. Secondo Aaron Sasson, direttore del Pancreatic Cancer Center presso Stony Brook Medicine a New York, si tratta di un risultato «abbastanza notevole». Sasson, che non ha partecipato allo studio, sottolinea come questi pazienti abbiano vissuto «molto più a lungo di quanto ci saremmo altrimenti aspettati».
L’approccio rappresenta una prova di concetto ancora nelle fasi iniziali, ma suggerisce che i vaccini terapeutici contro il cancro potrebbero un giorno diventare un’opzione stabile per i malati. Tuttavia, non mancano le difficoltà: i dirigenti del National Institutes of Health hanno invitato i ricercatori a non includere la tecnologia mRNA nelle richieste di finanziamento, una decisione che potrebbe rallentare lo sviluppo di simili terapie, avverte Sasson.
I vaccini a mRNA contro il cancro puntano a educare il sistema immunitario
A differenza dei vaccini tradizionali — come quello antinfluenzale, che prepara il corpo a difendersi da future infezioni virali — questi vaccini oncologici hanno una funzione terapeutica e vengono somministrati dopo la diagnosi della malattia. Il loro obiettivo è istruire il sistema immunitario dei pazienti affinché sia in grado di riconoscere e distruggere le cellule tumorali. Questo metodo rientra nel campo in espansione delle immunoterapie antitumorali, che sfruttano la capacità innata del corpo di combattere il cancro.
Numerosi vaccini simili a mRNA sono attualmente in sviluppo e in fase di test su vari tipi di tumori, dal melanoma al carcinoma del colon-retto. L’entusiasmo tra gli scienziati è palpabile. Vinod Balachandran, oncologo chirurgico presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York City, che ha guidato il trial sul cancro al pancreas, è convinto che questa tecnologia possa rappresentare un modello per sviluppare vaccini efficaci contro molte altre forme di cancro.
Perché il cancro al pancreas rappresenta una sfida cruciale
Il carcinoma pancreatico resta uno dei tumori più difficili da trattare. Ogni anno uccide oltre 450.000 persone nel mondo. La sua diagnosi avviene quasi sempre in fase avanzata, quando le possibilità di trattamento sono limitate. Il pancreas, nascosto dietro lo stomaco, rende difficili gli esami diagnostici precoci. I sintomi, tra cui calo ponderale e affaticamento, sono vaghi e spesso sottovalutati.
Le attuali opzioni di cura includono chirurgia, chemioterapia, radioterapia e terapie farmacologiche, ma il tasso di sopravvivenza a cinque anni rimane intorno al 13%. Come spiega Sasson, «se sei diagnosticato con un tumore al pancreas, le probabilità sono estremamente alte che morirai a causa di questa malattia».
Come funziona il vaccino a mRNA contro il cancro al pancreas
I vaccini oncologici basati su mRNA attivano le difese immunitarie attraverso una procedura innovativa. Il vaccino sperimentato da Balachandran, sviluppato grazie alla collaborazione tra le aziende BioNTech e Genentech, presenta al sistema immunitario una sequenza di RNA messaggero che codifica per le proteine mutate del tumore. Questo innesca la produzione di cellule T specializzate che riconoscono e distruggono le cellule cancerose.
A differenza dei vaccini COVID-19 a mRNA, che contengono le istruzioni per generare la proteina spike del coronavirus, questi vaccini oncologici forniscono un messaggio genetico su misura, creato a partire dal profilo mutazionale unico del tumore di ciascun paziente. Dopo l’asportazione chirurgica del tumore, il DNA viene analizzato per identificare le mutazioni genetiche specifiche che producono neoantigeni, ovvero proteine mutate che fungono da segnali d’allarme per il sistema immunitario.
Balachandran spiega che il vaccino personalizzato «insegna alle cellule immunitarie dei pazienti a restare in allerta: quando vedono quelle bandiere rosse, sanno che è il momento di attaccare». Questo permette di creare una popolazione di cellule T della memoria capaci di sorvegliare il corpo anche anni dopo la terapia, prevenendo le recidive.
La durata della protezione immunitaria è la chiave del successo
Nel trial clinico iniziale, condotto su 16 pazienti affetti da cancro al pancreas, il vaccino ha stimolato una forte risposta immunitaria in otto di loro, inducendo la produzione di un nutrito esercito di cellule T dirette contro le mutazioni specifiche del tumore. Questi risultati, presentati nel 2023, hanno infranto il luogo comune secondo cui il carcinoma pancreatico non genera sufficienti neoantigeni da stimolare una risposta immunitaria efficace.
Balachandran osserva che un vaccino oncologico efficace non deve solo creare cellule immunitarie capaci di agire, ma anche garantire che queste mantengano la loro funzionalità nel tempo. Il suo team ha monitorato i pazienti per circa quattro anni, riscontrando che, tra gli otto pazienti che avevano sviluppato una risposta al vaccino, solo due hanno subito una recidiva. Al contrario, tra coloro che non avevano mostrato risposta, sette su otto hanno visto tornare il tumore entro un anno.
Sasson definisce questi risultati «un grande affare», perché dimostrano che il vaccino può indurre la formazione di cellule sentinella che pattugliano il corpo come cani da guardia, anche a distanza di anni.
Un aspetto che il team sta ancora cercando di chiarire è il motivo per cui alcuni pazienti non abbiano risposto al trattamento. Una possibile spiegazione potrebbe riguardare la milza, organo fondamentale per la risposta immunitaria, che in alcuni di questi pazienti era stata rimossa prima della somministrazione del vaccino.
Attualmente, Balachandran e i suoi collaboratori stanno reclutando nuovi pazienti presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center e in altre sedi internazionali per ampliare lo studio clinico e verificare la sicurezza e l’efficacia del vaccino su scala più ampia.