Una svolta nella lotta alla malaria grazie al nitisinone
Un nuovo studio apre scenari promettenti nella lotta globale contro la malaria: un comune farmaco utilizzato per curare malattie genetiche rare potrebbe rivelarsi un’arma letale per le zanzare. Si chiama nitisinone e, secondo recenti ricerche, ha la capacità di rendere il sangue umano tossico per gli insetti ematofagi, riducendo in modo drastico la diffusione della malattia.
Il parassita e il vettore: un’alleanza mortale
Ogni anno, milioni di persone nel mondo contraggono la malaria, una malattia causata da cinque differenti parassiti trasmessi dalle punture delle zanzare Anopheles, specialmente in Africa subsahariana. Il decorso varia da febbre e affaticamento a crisi convulsive e decesso, nei casi più gravi. La chiave per contenere l’infezione è quindi ridurre il numero degli insetti portatori.
Dai parassiti genetici alle zanzare: la doppia vita del nitisinone
Il nitisinone è un farmaco già in uso per il trattamento dell’alcaptonuria e della tirosinemia di tipo 1, due malattie ereditarie che coinvolgono il metabolismo degli amminoacidi. Il principio attivo agisce bloccando l’enzima HPPD (4-idrossifenilpiruvato diossigenasi), essenziale nel metabolismo della tirosina. Ma ciò che è un rimedio salvavita per alcune persone, diventa una sentenza di morte per le zanzare.
In laboratorio, il sangue dei pazienti trattati con nitisinone si è rivelato fatale sia per le zanzare giovani che per quelle adulte, comprese le varietà resistenti agli insetticidi.
Perché è diverso dagli altri trattamenti
Un altro farmaco già studiato in passato è l’ivermectina, conosciuto per le sue proprietà antiparassitarie. Sebbene efficace nel ridurre la vita delle zanzare dopo aver morso un ospite trattato, l’ivermectina presenta alcune criticità:
- Può essere tossica per l’ambiente
- L’uso eccessivo potrebbe ridurne l’efficacia
- Ha un’emivita breve nel corpo umano, che ne limita l’effetto nel tempo
Il nitisinone, al contrario, resta attivo più a lungo nel sangue e sembra avere un impatto più duraturo, offrendo una maggiore finestra di protezione. Inoltre, non presenta effetti ambientali nocivi, e colpisce solo insetti ematofagi, rendendolo una soluzione sostenibile per campagne di controllo mirato.
Una strategia combinata per il futuro
Gli scienziati suggeriscono che l’utilizzo combinato o alternato di ivermectina e nitisinone potrebbe rivelarsi strategico. In aree in cui si è sviluppata resistenza all’ivermectina, il nitisinone potrebbe subentrare come sostituto efficace. Questo approccio non solo offre una soluzione dinamica contro la malaria, ma potrebbe anche migliorare la disponibilità del nitisinone per i pazienti affetti da malattie genetiche rare.
Prospettive e prossimi passi
Sebbene i test iniziali abbiano dimostrato che anche piccole quantità di nitisinone sono letali per le zanzare, restano da stabilire i dosaggi ideali per un uso di massa e la frequenza dei trattamenti. I ricercatori stanno valutando l’impatto del farmaco sul campo, considerando sia le variabili ambientali che le condizioni sociali dei territori più colpiti.
Un punto chiave del potenziale del nitisinone è che non mira a uccidere direttamente i parassiti della malaria, ma agisce sul vettore, riducendo il numero di insetti in grado di trasmettere la malattia. Si tratta di un approccio complementare alla vaccinazione e alla prevenzione farmacologica, che potrebbe rafforzare l’arsenale globale contro la malaria.