Un modello dinamico che cambia il volto della genealogia
La genealogia genetica non sarà più solo una foto sbiadita di antenati lontani: grazie a Gaia, un nuovo modello statistico sviluppato da un gruppo di ricercatori dell’Università del Michigan, l’albero genealogico si trasforma in un film in continua evoluzione, capace di raccontare movimenti, intrecci e migrazioni delle popolazioni nel tempo.
L’idea alla base di Gaia, frutto del lavoro congiunto di Gideon Bradburd, Michael Grundler e Jonathan Terhorst, si fonda su un presupposto semplice ma potente: gli spostamenti umani sono stati perlopiù locali. A partire da questa ipotesi, l’algoritmo integra sequenziamento genetico moderno, dati di DNA antico e posizionamenti geografici contemporanei, per costruire mappe fluide e dettagliate delle parentele ancestrali.
Dall’eredità di Svante Pääbo al presente
Il cuore di questo sistema affonda le radici nel lavoro pionieristico del genetista Svante Pääbo, Premio Nobel per le sue scoperte sul DNA antico. È proprio grazie agli strumenti sviluppati da Pääbo che Gaia riesce oggi a mappare con precisione la diffusione umana su scala geografica e temporale. Pubblicato su Science, questo approccio si distacca nettamente dalla genealogia commerciale offerta da aziende come 23andMe, recentemente finita in bancarotta.
A differenza delle genealogie statiche, spesso limitate a percentuali etniche superficiali, Gaia propone ricostruzioni complesse e stratificate. Ad esempio, non si limita a dire che una persona è per il 50% irlandese, ma mostra quando e come i suoi antenati hanno raggiunto l’Irlanda, e da dove erano partiti in origine.
Un albero genealogico globale e condiviso
Secondo Bradburd, i nostri alberi genealogici sono intrinsecamente connessi, con radici che si intrecciano costantemente lungo la storia umana. Ogni individuo condivide moltissimi antenati con ogni altro essere umano, in epoche diverse e in zone lontane tra loro. Questa visione smentisce l’idea tradizionale di alberi genealogici isolati e spinge a considerare la parentela umana come una rete globale.
Oltre le razze: una nuova genetica delle popolazioni
L’obiettivo di Gaia è anche quello di rispondere alla richiesta della National Academy of Sciences, che ha invitato gli studiosi ad abbandonare le categorie razziali, considerate obsolete e fuorvianti. Gaia dimostra come la variazione genetica non sia legata a classificazioni etniche, ma piuttosto a storie migratorie complesse e differenziate.
L’algoritmo trova applicazioni anche oltre la specie umana. In Australia, viene utilizzato per analizzare la diffusione delle zanzare nelle isole del Pacifico meridionale, mentre in Michigan e Ohio viene impiegato per comprendere i movimenti storici del serpente a sonagli Massasauga, una specie endemica nordamericana.
La genetica entra nell’era cinematografica
Con Gaia, il DNA non è più un codice immobile, ma un racconto in movimento. Questo nuovo modello rende possibile la ricostruzione realistica delle migrazioni e delle connessioni familiari attraverso i secoli, offrendo una prospettiva inedita sull’identità umana.