Un consumo eccessivo di sale può rendere ogni piatto più saporito, ma il sodio in eccesso si nasconde anche in molti alimenti che non percepiamo come salati: tra questi, i cibi in scatola, le salse per insalate, i formaggi fusi, gli yogurt zuccherati, il ketchup e la maggior parte degli snack confezionati. Oltre a rendere più appetibile il cibo, il cloruro di sodio è indispensabile per numerose funzioni fisiologiche, come la trasmissione nervosa, l’equilibrio dei liquidi e la contrazione muscolare. Tuttavia, l’eccessiva presenza di sodio nella dieta quotidiana ha mostrato nuove correlazioni preoccupanti con l’aumento dell’obesità, come evidenziato da un recente studio dell’Istituto finlandese per la salute e il benessere.
Il sodio è fondamentale, ma la società moderna ne abusa
Nel corso dell’evoluzione, il desiderio di sale si è sviluppato come un vantaggio di sopravvivenza. I nostri antenati, passati da ambienti marini salini a territori aridi, hanno mantenuto un forte bisogno di sodio. Questo impulso oggi, in un contesto dove il sale è ovunque e abbondante, contribuisce a un’assunzione eccessiva. Gli esperimenti sugli animali dimostrano come, dopo una fase di privazione, tendano a consumarne quantità spropositate, confermando che l’equilibrio sodico nel nostro corpo può essere facilmente alterato verso l’eccesso.
Le nuove prove tra eccesso di sodio e obesità
Secondo Annika Santalahti e il suo team, l’analisi dei dati dello studio FinHealth 2017 ha evidenziato un consumo mediano di sale ben al di sopra delle raccomandazioni: oltre 12 grammi giornalieri per gli uomini e 9 per le donne, a fronte dei 5 grammi massimi suggeriti dall’OMS e dei 2,3 grammi indicati dall’American Heart Association. Il collegamento più allarmante emerso riguarda l’aumento della probabilità di obesità — sia generale che addominale — tra chi assume più sodio. L’obesità addominale, in particolare, è associata a un maggiore rischio cardiovascolare. Lo studio sarà presentato al prossimo Congresso europeo sull’obesità, previsto per Maggio 2025.
I cibi industriali come principale fonte nascosta
Secondo gli autori, il sodio ingerito non proviene principalmente dalla saliera, ma da alimenti industriali e da pasti pronti. Questa assunzione indiretta, difficilmente controllabile dai consumatori, potrebbe influire su ormoni regolatori della fame, sul microbiota intestinale e sulla composizione corporea. I ricercatori suggeriscono che l’elevato contenuto di sale potrebbe essere anche un indicatore della scarsa qualità nutrizionale della dieta moderna. Inoltre, le abitudini alimentari, come il consumo di pasti cucinati in casa rispetto a quelli da asporto o al ristorante, condizionano direttamente l’introito di sodio quotidiano.
Il tema resta aperto e richiede ulteriori studi, ma il legame tra diete salate e obesità inizia a delinearsi con chiarezza scientifica crescente.