Lotta per l’acqua tra le città del Texas centrale: Georgetown contro la Brazos Valley
Nel cuore del Texas centrale, si sta consumando una battaglia che anticipa le tensioni del futuro: la guerra per l’acqua. Al centro dello scontro si trova Georgetown, la città con la crescita più rapida degli Stati Uniti per tre anni consecutivi, che ha stretto un accordo da un miliardo di dollari per importare enormi quantità d’acqua dall’acquifero Carrizo Wilcox, situato a oltre 120 chilometri a est, nella contea di Robertson.
Dall’altra parte, le città di Bryan, College Station e il sistema universitario della Texas A&M University si sono mobilitati per fermare il progetto, che a loro dire svuoterebbe la riserva idrica da cui dipendono quasi 300.000 residenti. Il processo è fissato per la prima settimana di maggio, e rappresenta uno dei momenti più cruciali nella lunga disputa.
Georgetown si è affidata a Upwell Water, un’impresa con base a San Francisco che ha lanciato il progetto con l’obiettivo di trasferire fino a 89 milioni di galloni d’acqua al giorno verso le aree urbane lungo il corridoio della Interstate 35. Si tratta di una quantità tripla rispetto al consumo totale giornaliero di Bryan.
Il sindaco di Bryan, Bobby Gutierrez, ha definito il progetto una minaccia esistenziale: “Stanno svuotando la nostra unica fonte d’acqua. Questo bloccherà ogni possibilità di sviluppo economico.”
Il valore dell’acqua e la corsa all’oro nel sottosuolo texano
L’acqua, secondo le parole del direttore distrettuale Alan Day, è diventata il nuovo petrolio. Il distretto di conservazione delle acque sotterranee della Brazos Valley, con sede a Hearne, ha autorizzato finora 48 pozzi profondi oltre 1.200 metri, capaci di pompare volumi enormi grazie a tubi d’acciaio di 60 centimetri di diametro.
Il progetto Upwell ha ottenuto i permessi tra il 2022 e il 2023, inizialmente senza contestazioni. Solo successivamente, nel Settembre 2024, le autorità di Texas A&M hanno richiesto la revisione, aprendo la strada all’attuale causa legale. Le città coinvolte denunciano che la massiccia estrazione metterebbe a rischio la sopravvivenza economica e ambientale della regione.
La legge texana, basata sul principio del “diritto di cattura”, consente ai proprietari di pompare l’acqua dal sottosuolo delle loro proprietà finché non violano condizioni giudicate “irragionevoli” per altri titolari di permessi. Tuttavia, la definizione di “irragionevole” resta volutamente vaga, rendendo complicata l’opposizione a progetti come quello di Upwell.
Boom urbano e consumi idrici: il caso Georgetown
Il manager comunale di Georgetown, David Morgan, ha giustificato il contratto spiegando che la crescita urbana impone la necessità di aggiungere milioni di litri al giorno entro il 2030. Gran parte dell’acqua sarà usata per irrigazione residenziale e per sostenere lo sviluppo tecnologico, tra cui nuovi data center previsti nella contea di Williamson, destinati a ospitare altre 100.000 persone.
Progetti simili stanno sorgendo ovunque: San Antonio ha già completato un oleodotto lungo 225 chilometri, mentre Taylor, Kyle, e Buda saranno presto collegate da nuove condutture. Questi sviluppi sono alimentati da investimenti privati e da un mercato dell’acqua che, secondo gli analisti, non offre più risorse a basso costo.
Una rete fragile di controllo e una soglia critica in arrivo
La regolamentazione di questi progetti è nelle mani di piccoli distretti locali, nati con l’intento di frenare la corsa all’acqua iniziata alla fine degli Anni ’90, ma oggi spesso sopraffatti da interessi economici e pressioni politiche.
Il limite massimo di estrazione, definito come “Condizione Futura Desiderata” (DFC), è fissato a una riduzione di 80 metri nei livelli idrici rispetto al 2000. Attualmente, solo un quarto di quella soglia è stato raggiunto, ma se tutti i permessi venissero attivati contemporaneamente, il DFC sarebbe raggiunto in sei anni, secondo i modelli ufficiali.
Se questo accadesse, ogni distretto sarebbe obbligato ad imporre restrizioni drastiche, interrompendo bruscamente la disponibilità di acqua e, di fatto, la crescita delle città coinvolte.
Il mercato dell’acqua è esploso
Il boom degli investimenti nel settore ha portato compagnie come Core Capital e Xebec Holdings a comprare enormi appezzamenti di terra e diritti sull’acqua, come la proprietà da 50 miglia quadrate nella contea di Burleson o i pozzi ereditati dall’ex stabilimento Alcoa.
Secondo il direttore del distretto di Post Oak Savannah, Gary Westbrook, la pressione per vendere acqua è costante. “Dobbiamo trovare un modo per regolare, ma non possiamo semplicemente dire no.”
Nel frattempo, Georgetown ha già commissionato due nuove pipeline alternative per compensare i possibili ritardi del progetto Upwell, segno che l’emergenza idrica è ormai al centro della strategia urbana del Texas centrale.
Tutti sanno che l’acqua non sarà più abbondante. Ma chi la avrà, controllerà il futuro.