Un sisma devastante scuote il cuore del Myanmar
Il 28 Marzo, poco prima delle 13:00 ora locale, un violento terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito il Myanmar centrale, seminando il panico e provocando vittime e crolli in tutto il territorio, con gravi ripercussioni anche nella vicina Thailandia. L’epicentro, localizzato a soli 10 chilometri di profondità nei pressi di Mandalay, ha innescato un’ondata sismica così potente da far crollare palazzi, ponti e almeno una diga, trasformando interi quartieri in macerie e lamiere contorte.
Nella capitale Naypyidaw, distante circa 245 chilometri dal punto d’origine, i volontari continuano le operazioni di soccorso tra le rovine, mentre si aggrava il bilancio delle vittime, con almeno 144 morti confermati. Una scossa secondaria di magnitudo 6.4 è stata registrata appena dieci minuti dopo il primo sisma, complicando ulteriormente le operazioni di emergenza.
Una faglia pericolosa e attiva da secoli
Questo terremoto è stato il risultato di un movimento strike-slip, o scorrimento laterale, lungo la faglia di Sagaing, una delle più pericolose del Sud-est asiatico. La faglia, che si estende da nord a sud nel cuore del Myanmar, è il punto di contatto tra la placca tettonica indiana e quella di Sunda. Mentre la placca indiana si muove verso nord, scivola lateralmente rispetto alla placca di Sunda, generando accumuli di tensione che, quando rilasciati, provocano forti terremoti.
L’area ha già vissuto in passato eventi sismici gravi, come quello del 1912 (magnitudo 7.9) e quello del 1990 (magnitudo 7.0), oltre a sei terremoti superiori a magnitudo 7 tra il 1930 e il 1956. Questa continua pressione tettonica è anche responsabile dell’elevazione della catena dell’Himalaya e dell’altopiano tibetano, oltre che di altri terremoti catastrofici come quello del Kashmir nel 2005.
Liquefazione e fragilità del terreno aumentano i rischi
Un altro elemento critico che ha amplificato la distruzione è la liquefazione del suolo, fenomeno già ben noto nella regione. Quando le onde sismiche attraversano strati di terreno sciolto, il suolo può temporaneamente comportarsi come una massa fluida, compromettendo la stabilità degli edifici e rendendo inutilizzabili intere aree urbane. Eventi simili in passato hanno provocato frane e crolli devastanti, e potrebbero aver giocato un ruolo determinante anche in questa tragedia.
La combinazione di intensità sismica, profondità ridotta e densità abitativa rende questo sisma un perfetto esempio di come i fenomeni geologici possano trasformarsi in disastri umanitari, soprattutto in aree vulnerabili come quelle lungo la faglia di Sagaing.