Un ritrovamento straordinario nella regione di Pilbara
Nel cuore dell’Australia occidentale, nella remota regione di Pilbara, i geologi hanno individuato quello che potrebbe essere il cratere da impatto più antico mai scoperto sulla Terra. Le analisi condotte sulle rocce del sito rivelano che un asteroide avrebbe colpito il nostro pianeta circa 3,47 miliardi di anni fa, lasciando una cicatrice di almeno 100 chilometri di diametro. Questa scoperta anticipa di oltre un miliardo di anni il record precedentemente detenuto dalla struttura di Yarrabubba, anch’essa situata in Australia.
Un impatto devastante che potrebbe aver favorito la vita
Il team di ricerca, guidato da Chris Kirkland della Curtin University, ha evidenziato come la violenza dell’impatto abbia modificato la geologia dell’area, creando condizioni che potrebbero aver favorito lo sviluppo della vita primordiale. L’oggetto spaziale, viaggiando a una velocità di 36.000 chilometri all’ora, ha disperso detriti in tutto il pianeta, generando onde d’urto capaci di alterare i minerali delle rocce e trasformarli in vetro traslucido, una sostanza che permette alla luce solare di filtrare più in profondità.
Secondo Kirkland, gli impatti meteoritici non sono solo eventi distruttivi, ma possono anche stimolare la nascita di ecosistemi microbici primitivi. L’energia liberata potrebbe aver creato pozze d’acqua calda e ricca di minerali, ambienti ideali per lo sviluppo delle prime forme di vita.
Le prove geologiche: i coni di frantumazione
Nel maggio 2021, durante un’esplorazione nell’area del North Pole Dome, Kirkland e il suo team hanno individuato una formazione rocciosa che ha immediatamente attirato la loro attenzione: strutture a forma di cono, chiamate coni di frantumazione, tipiche delle aree colpite da impatti meteoritici. Queste rocce, dalla forma peculiare simile a volani da badminton rovesciati, sono considerate prove dirette di un evento d’impatto antico.
Un’ulteriore indagine condotta nel maggio 2023 ha permesso di datare gli strati di roccia sopra e sotto i coni, confermando che risalgono a 3,47 miliardi di anni fa. Se future ricerche riuscissero a mappare la presenza dei coni su un’area più vasta, la stima del cratere di 100 chilometri di diametro potrebbe essere ulteriormente consolidata.
Dibattiti nella comunità scientifica
Nonostante l’entusiasmo per la scoperta, alcuni esperti restano cauti. Marc Norman, della Australian National University, ha espresso dubbi sulla reale dimensione del cratere e sulla sua rilevanza per la comprensione della storia della vita sulla Terra. Secondo Norman, pur trattandosi di un ritrovamento interessante, non apporta prove decisive su come gli impatti meteoritici abbiano influenzato l’evoluzione del nostro pianeta.
La ricerca di altri crateri antichissimi
Questo nuovo studio suggerisce che esistano molti altri crateri primordiali ancora da scoprire. La sfida principale è che la superficie terrestre ha subito un continuo riciclo geologico, cancellando gran parte delle tracce degli impatti più antichi. Secondo Kirkland, individuare nuove strutture come i coni di frantumazione potrebbe essere la chiave per identificare altri crateri risalenti alle origini della Terra.
La ricerca, che ha suscitato grande interesse nella comunità scientifica, è stata pubblicata su Nature Communications il 6 marzo.