Un intervento chirurgico tradizionalmente impiegato per risolvere problemi respiratori ha segnato una svolta inattesa nella lotta alla perdita dell’olfatto nei pazienti affetti da long COVID. Alcuni adulti che da mesi, se non anni, avevano perso completamente la capacità di percepire gli odori hanno riscoperto questa funzione sensoriale grazie alla settorinoplastica funzionale, nota con la sigla fSRP.
Questa tecnica chirurgica viene normalmente utilizzata per correggere difetti come il setto nasale deviato o altre ostruzioni delle cavità nasali, ma una recente sperimentazione clinica ha rivelato un possibile effetto secondario positivo: il ripristino del senso dell’olfatto.
Il trial su 25 pazienti: risultati sorprendenti dopo sei mesi
Nel cuore di questa ricerca pionieristica, gli studiosi hanno arruolato 25 adulti, tutti colpiti da anosmia persistente in seguito all’infezione da SARS-CoV-2. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi distinti. Dodici di loro si sono sottoposti all’intervento di settorinoplastica funzionale, mentre i restanti tredici hanno costituito il gruppo di controllo, senza ricevere alcuna procedura chirurgica.
Per monitorare i progressi, ogni paziente si è sottoposto periodicamente al test Sniffin’ Sticks, una metodologia standardizzata che misura la capacità di percepire, discriminare e identificare gli odori attraverso una serie di bastoncini impregnati di sostanze odorose. Oltre alla valutazione olfattiva, i ricercatori hanno registrato il flusso d’aria nasale, un parametro considerato cruciale per comprendere i meccanismi alla base del miglioramento.
I dati raccolti nei sei mesi successivi sono stati definiti “inequivocabili”: tutti i pazienti sottoposti alla fSRP hanno mostrato netti miglioramenti nell’olfatto. Al contrario, i membri del gruppo di controllo hanno continuato a sperimentare un deficit olfattivo stabile o peggiorato.
Il possibile ruolo del flusso d’aria nel recupero sensoriale
Gli scienziati ipotizzano che l’aumento del flusso d’aria nelle cavità nasali possa aver contribuito al ripristino delle capacità olfattive, facilitando il passaggio di una maggiore quantità di molecole odorose verso le terminazioni nervose responsabili della percezione degli odori. Tuttavia, rimane ancora incerta la relazione diretta tra aerazione nasale e neuroplasticità olfattiva.
Il team di ricerca intende approfondire le dinamiche neurologiche legate a questo processo, per determinare se l’intervento chirurgico possa stimolare anche il rinnovamento dei neuroni olfattivi danneggiati dall’infezione virale.
La testimonianza di Penelope Newman: “Non darò mai più per scontato il mio olfatto”
Tra coloro che hanno vissuto questa rinascita sensoriale c’è Penelope Newman, una delle pazienti coinvolte nel trial clinico. Prima dell’intervento, Penelope aveva trascorso oltre due anni convivendo con la parosmia, una distorsione della percezione degli odori che aveva stravolto la sua vita quotidiana. Dopo l’operazione, la sua esperienza è cambiata radicalmente.
“Prima della chirurgia al naso, avevo ormai perso ogni speranza di tornare a sentire odori e sapori come un tempo,” ha dichiarato. “Era una situazione disperata. Poi, dopo l’intervento, ho ricominciato a gustare il cibo e a percepire profumi che avevo dimenticato. Ora posso cucinare con ingredienti come aglio e cipolla, e le persone possono farlo per me senza che sia un problema.”
Il suo senso dell’olfatto, racconta Penelope, è quasi tornato alla normalità. “Non so se recupererò mai al cento per cento,” ammette, “ma rispetto a prima sono infinitamente più felice. Non sono più isolata come una volta. Non darò mai più per scontato i miei sensi.”
Prospettive future: la cautela degli esperti
Nonostante l’entusiasmo suscitato dai risultati di questo primo studio, i ricercatori sottolineano che la settorinoplastica funzionale non può ancora essere considerata un trattamento standardizzato per la perdita olfattiva da long COVID. Serviranno ulteriori indagini cliniche su campioni più ampi e su periodi di osservazione prolungati per valutare sicurezza ed efficacia su larga scala.
Alcuni dei partecipanti, infatti, non hanno completato il follow-up di sei mesi, lasciando aperte alcune domande sull’affidabilità dei dati a lungo termine. Lo studio, che rappresenta comunque un passo avanti significativo, è stato pubblicato sulla rivista Facial Plastic Surgery.