Il tempo sembra scorrere in cerchi, e quello che un giorno era dato per scontato oggi vacilla sotto il peso di nuove politiche restrittive. In Stati Uniti, le conquiste legate alla parità di genere e all’inclusione sociale sono finite sotto attacco. Le principali agenzie federali stanno smantellando con rapidità i progetti che, fino a ieri, sostenevano la diversità, l’equità e l’inclusione.
Tra i casi più eclatanti, spicca quello di due donne straordinarie, entrambe insignite del grado di ammiraglio a 4 stelle, che guidavano rispettivamente la Guardia Costiera e la Marina americana. Entrambe sono state licenziate dalla nuova amministrazione, accusate di promuovere politiche troppo inclusive e quindi ritenute divisive.
L’acronimo DEI è ormai diventato una parola proibita. La furia censoria non risparmia nessuno: si cancellano i programmi accademici che offrivano opportunità a studenti provenienti da contesti svantaggiati e si riscrivono i siti delle grandi università, eliminando ogni riferimento all’inclusione.
Tra le istituzioni colpite c’è anche la NASA. Un recente memo interno ha imposto al personale di interrompere qualsiasi attività collegata alla promozione delle pari opportunità, per evitare presunti sprechi di fondi pubblici. Eppure, proprio la NASA, nel recente passato, si era fatta portavoce di un messaggio chiaro: il successo si costruisce abbattendo barriere culturali e sociali. Le biografie delle loro ricercatrici, scienziate e tecniche — donne che avevano saputo superare ostacoli enormi per raggiungere le stelle — sono state rimosse dai portali ufficiali. La missione di portare la prima donna sulla Luna, promessa fatta durante il primo mandato di Donald Trump, rischia di svanire insieme a quei contenuti oscurati.
Nonostante tutto, c’è chi continua a guardare il cielo. Il libro Le ragazze della Luna, curato da Amalia Finzi insieme alla figlia e al genero, celebra proprio quelle donne che vivono con la testa tra le stelle e i piedi ben saldi sulla Terra. Amalia Finzi, pioniera italiana nel campo dell’ingegneria aerospaziale, racconta con pragmatismo e ottimismo le sfide di chi costruisce habitat spaziali, studia coltivazioni in serre orbitali, si occupa della conservazione dei cibi destinati ai viaggi interplanetari, si dedica alla diplomazia spaziale o si preoccupa di ripulire l’orbita dai detriti.
Allo stesso modo, nel volume Scienziate visionarie, scritto da Cristina Mangia e Sabrina Presto, si raccolgono dieci ritratti di donne che hanno sfidato pregiudizi e convenzioni. I loro campi d’azione spaziano dalla salute pubblica alla protezione dell’ambiente. Queste donne hanno lottato per migliorare le condizioni igienico-sanitarie, ridurre la mortalità infantile, rendere più sicuri i luoghi di lavoro, difendere i fiumi dall’inquinamento industriale e tutelare la biodiversità.
Le loro battaglie sono state spesso combattute contro la scienza ufficiale, dominata da logiche maschili e sorde ai cambiamenti. Tra queste figure, spicca Rachel Carson, biologa marina, autrice di Silent Spring (Primavera silenziosa). In quel testo rivoluzionario, Carson denuncia i danni irreversibili causati dall’uso incontrollato del DDT, pesticida definito all’epoca “la bomba contro gli insetti”. I suoi effetti letali sulle piante, sugli animali e sull’uomo vengono portati alla luce con coraggio, in un’epoca in cui il solo nominarli significava affrontare enormi ostilità.
Il canto silenzioso degli uccelli sterminati dal DDT è diventato un simbolo della necessità di porre limiti e regole all’uso indiscriminato degli insetticidi. Quelle regole che oggi la nuova amministrazione americana sta cercando di smantellare, riducendo i poteri dell’Agenzia per la protezione ambientale.
Intanto, fuori dai riflettori, ci sono ancora donne visionarie, ingegnere, biologhe, agronome e scienziate pronte a continuare a lavorare, guardando la Luna, sognando le stelle e proteggendo il nostro pianeta.