L’ombra dello shopping digitale: camion, smog e disuguaglianze
Lo shopping online ha rivoluzionato il commercio urbano, ma a New York il prezzo non è solo economico: è ambientale e sociale. La crescita esplosiva delle consegne a domicilio, spinta dalla pandemia e dalle nuove abitudini digitali, ha trasformato la logistica cittadina, rendendo i quartieri più vulnerabili i principali bersagli dell’inquinamento.
Ogni settimana, l’80% delle famiglie riceve almeno un pacco. Dietro ogni consegna si cela un lungo viaggio su gomma: circa il 90% delle merci entra in città tramite camion, spesso diesel e obsoleti. Il risultato? Un aumento del particolato fine (PM2.5), uno degli inquinanti più pericolosi per la salute, legato a malattie respiratorie, cardiovascolari e persino alla mortalità prematura. A New York, circa 2.000 morti all’anno sono attribuibili a una prolungata esposizione a questi agenti inquinanti.
Magazzini dell’ultimo miglio: soluzioni logistiche, problemi locali
L’evoluzione della logistica urbana ha portato alla nascita dei cosiddetti magazzini dell’ultimo miglio: strutture situate in aree urbane strategiche, che ricevono pacchi da camion di lungo raggio e li smistano per la consegna finale. Ma questi hub sorgono spesso in zone già sovraccariche di traffico e inquinamento, come Red Hook, Sunset Park, Hunts Point e l’area di Newtown Creek.
In questi quartieri di giustizia ambientale, dove storicamente si sono accumulati disinvestimenti e disuguaglianze, l’aumento del traffico pesante peggiora una situazione già critica. In molti casi, la costruzione di questi magazzini non richiede permessi né valutazioni ambientali, rendendo difficile per le comunità opporsi o anche solo prepararsi.
Nuove politiche in arrivo, ma l’elettrificazione resta lontana
Il Comune di New York ha avviato una serie di iniziative legislative per contenere l’impatto dei magazzini e del traffico associato. Tra queste, il disegno di legge 1130 prevede l’obbligo per gli operatori logistici di elaborare piani di riduzione delle emissioni, regolando orari e metodi di consegna. L’uso di furgoni elettrici e la consegna notturna sono tra le soluzioni proposte.
Tuttavia, secondo molti esperti, la vera svolta ecologica può arrivare solo con l’elettrificazione dei camion pesanti, che attualmente rappresentano solo il 6% dei veicoli su strada ma producono il 52% delle emissioni di PM2.5 da traffico.
Programmi come il Truck Voucher Incentive Program e il Clean Trucks Program offrono incentivi per sostituire i vecchi camion diesel, ma l’infrastruttura di ricarica è ancora insufficiente e i costi elevati limitano la diffusione dei camion elettrici. Inoltre, studi recenti mostrano che anche i camion diesel più moderni emettono alti livelli di ossidi di azoto a basse velocità, frequenti nei contesti urbani.
Alternative in fase di test: micro hub, biciclette cargo e trasporti via acqua
Accanto agli sforzi per rendere i camion più puliti, la città sta esplorando alternative più leggere e sostenibili. Il Commercial Cargo Bicycle Pilot Program e il progetto MicroHub puntano a decentralizzare la logistica, favorendo la consegna tramite furgoni elettrici, biciclette cargo e carrelli a mano, riducendo così il traffico pesante nei quartieri residenziali.
Un altro esperimento è il progetto Blue Highways, che mira a trasferire parte della logistica sulle vie d’acqua locali. Tuttavia, questo approccio rischia di spostare il problema ambientale dai quartieri attuali a quelli vicini ai porti.
Infine, è in corso una revisione della rete di percorsi per camion, originariamente progettata negli anni ’70, per adattarla alle esigenze attuali di consegna, che si concentrano sempre più sulle abitazioni private.
Una sfida che riguarda tutti, ma pesa su pochi
Il cambiamento delle abitudini dei consumatori sta riscrivendo la mappa della mobilità urbana. La domanda di consegne aumenterà del 68% entro il 2045, secondo le stime. Ma senza un piano strutturato e inclusivo, a pagare il prezzo saranno sempre gli stessi: le comunità più fragili, situate in prossimità delle zone industriali, che già oggi convivono con aria irrespirabile, traffico pericoloso e condizioni di vita inique.
L’evoluzione della logistica urbana è inevitabile, ma la giustizia ambientale non può essere un effetto collaterale. Servono politiche lungimiranti, infrastrutture adeguate e, soprattutto, una redistribuzione equa dei costi nascosti dello shopping online.