Nel mondo digitale contemporaneo, sempre più spesso teatro di comportamenti estremi, emergono fenomeni che mettono seriamente a rischio la vita dei più giovani. Non si tratta soltanto di episodi isolati, ma di una realtà sommersa che ogni giorno coinvolge migliaia di adolescenti. Dalle challenge social che sfociano in vere e proprie tragedie, fino alle attività illecite del dark web, la rete cela pericoli invisibili e spesso sottovalutati.
Il Blue Whale Challenge è forse l’esempio più inquietante di questa deriva. Si tratta di un gioco online manipolatorio, apparso inizialmente in Russia, che si è diffuso rapidamente in Europa, raggiungendo anche l’Italia. La sfida durava cinquanta giorni e prevedeva una serie di prove crudeli e degradanti, fino all’ultimo atto: il suicidio. Le regole erano semplici ma devastanti: segretezza assoluta e sottomissione totale all’amministratore, spesso un adulto che manipolava i ragazzi più vulnerabili psicologicamente.
Negli ultimi anni, altre sfide estreme hanno trovato terreno fertile soprattutto tra i giovanissimi. La Knock Out Challenge spingeva gli adolescenti ad aggredire sconosciuti per strada con un pugno, tentando di far loro perdere conoscenza. Il Choking Game, invece, prevedeva di autoindursi lo svenimento comprimendosi la carotide, rischiando seri danni neurologici e, nei casi peggiori, la morte. La più recente è la Hanging Challenge, dove i partecipanti si legano una cintura intorno al collo cercando di resistere il più a lungo possibile prima di perdere i sensi, rischiando asfissia e arresto cardiaco.
Accanto a questi comportamenti pericolosi si colloca il fenomeno, purtroppo diffuso, del cyberbullismo. Offese, minacce, derisioni diventano un assalto quotidiano nelle chat private e sui social network. Il tragico caso di Carolina Picchio, la quattordicenne di Novara che nel 2013 si è tolta la vita dopo essere stata vittima di umiliazioni sui social, ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana. Da questa tragedia è nata la Fondazione Carolina, impegnata nella prevenzione e sensibilizzazione contro il bullismo e il cyberbullismo, offrendo supporto a famiglie e scuole.
Le maggiori piattaforme social, da TikTok a Instagram, sono corse ai ripari con nuove restrizioni per i minori e una serie di strumenti per i genitori, tra cui il controllo delle chat private e l’accesso a risorse di aiuto per la prevenzione del suicidio. Tuttavia, queste misure non sempre bastano a contenere i fenomeni devianti che continuano a proliferare online.
Un discorso a parte merita il dark web, quella parte nascosta della rete non accessibile dai comuni motori di ricerca. È un luogo virtuale raggiungibile solo tramite software specifici, come Tor, che garantiscono anonimato e difficile tracciabilità. Qui si cela un mercato nero digitale, dove circolano dati rubati, armi, materiale pedopornografico e software dannosi. Tra i prodotti più commerciati ci sono le droghe sintetiche, come MDMA, ketamina, ecstasy, anfetamine e fentanyl, un oppioide sintetico con un elevatissimo potenziale di dipendenza e overdose.
Anche nel caso del giovane di Lanciano, trovato morto a Perugia il 29 gennaio scorso, si ipotizza un possibile collegamento con questi mondi oscuri. Le indagini sono ancora in corso, ma il suo caso richiama prepotentemente l’attenzione sulla fragilità degli adolescenti e sulla necessità di vigilare su ciò che accade dietro gli schermi.