Un vicino turbolento nel nostro quartiere galattico
A soli 4,2 anni luce dalla Terra, Proxima Centauri è la stella più vicina al nostro Sole, ma la rassomiglianza finisce qui. A differenza della nostra stella, questa nana rossa di tipo M è piccola, fredda e decisamente più irrequieta. Di recente, un’analisi basata sui dati dell’interferometro ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) ha rivelato un lato ancora più selvaggio di questa stella: brillamenti energetici estremi che minacciano seriamente i pianeti nella sua zona abitabile.
Un’attività stellare che non lascia scampo
I brillamenti sono vere e proprie esplosioni magnetiche, capaci di rilasciare una quantità impressionante di energia sotto forma di radiazioni e particelle ad alta energia. Proxima Centauri ne produce centinaia in poche decine di ore, in un intervallo di energie che va da 10²⁴ a 10²⁷ erg, con durate che variano da 3 a 16 secondi.
Ciò che rende questi brillamenti ancora più interessanti – o inquietanti, a seconda dei punti di vista – è la loro frequenza millimetrica. Mentre i telescopi ottici tradizionali possono fornire solo una visione parziale del fenomeno, le osservazioni millimetriche con ALMA offrono un quadro più completo. È proprio a queste lunghezze d’onda che Proxima Centauri mostra il suo volto più attivo e imprevedibile.
Un impatto devastante sulla zona abitabile
E qui si arriva al punto cruciale: cosa significano questi brillamenti per i pianeti che orbitano nella zona abitabile della stella?
Uno in particolare, Proxima b, è un pianeta roccioso che orbita nella fascia in cui – teoricamente – l’acqua potrebbe esistere allo stato liquido. Ma l’intensità dei brillamenti solleva serie preoccupazioni: l’atmosfera di questo pianeta potrebbe essere chimicamente alterata, se non completamente spazzata via da ondate di radiazioni e particelle energetiche stellari.
A differenza della Terra, che gode di uno spesso strato atmosferico e di un campo magnetico robusto, Proxima b potrebbe non essere altrettanto protetto. Il rischio è che elementi fondamentali per la vita, come ozono e acqua, vengano distrutti o espulsi nello spazio.
Una struttura interna tutta convettiva
La ragione della furiosa attività di Proxima Centauri risiede nella sua struttura interna. A differenza del Sole, che ha una zona convettiva e una radiativa, questa piccola nana rossa è interamente convettiva. Questo significa che i suoi campi magnetici sono in costante movimento, si attorcigliano, accumulano energia e infine esplodono in brillamenti.
Questa caratteristica la rende uno degli oggetti più interessanti e problematici da osservare quando si parla di abitabilità planetaria.
Un nuovo sguardo sul comportamento delle stelle attive
La ricerca appena pubblicata è la prima ad analizzare i brillamenti a lunghezze d’onda millimetriche con tale precisione. In particolare, si è osservato che i brillamenti più intensi hanno un profilo asimmetrico: la fase esplosiva è rapida, mentre quella di decadimento è molto più lunga. Un dettaglio che potrebbe rivelare nuove informazioni sui meccanismi di rilascio energetico delle nane rosse.
La cosiddetta “distribuzione di frequenza” dei brillamenti – ovvero la loro quantità in relazione all’energia rilasciata – mostra che su Proxima Centauri sono così numerosi da potersi osservare anche nelle fasce energetiche più alte, un caso raro rispetto ad altre stelle.
Un mistero ancora aperto
La grande domanda resta però senza risposta: i pianeti di Proxima Centauri possono davvero ospitare la vita? Al momento non lo sappiamo. Ma una cosa è certa: le osservazioni millimetriche stanno rivoluzionando il nostro modo di studiare le stelle attive. Finora, telescopi ottici e ultravioletti avevano limitato la nostra visione. Ora, strumenti come ALMA aprono nuove finestre sull’universo e – forse – ci porteranno un passo più vicini a comprendere cosa rende davvero abitabile un mondo.