Negli ultimi tempi, sui social network è facile imbattersi in immagini di persone che indossano un curioso dispositivo bianco rotondo applicato sul braccio. Si tratta di sensori CGM, acronimo che indica i monitor continui della glicemia, una tecnologia nata per aiutare chi convive con il diabete a controllare costantemente i propri livelli di zucchero nel sangue. Eppure, sempre più persone senza diabete hanno iniziato ad adottare questi strumenti. La domanda sorge spontanea: ha davvero senso preoccuparsi della glicemia se non si è affetti da questa patologia?
Come funzionano i monitor continui del glucosio (CGM)
I CGM non analizzano direttamente il glucosio nel sangue, ma si avvalgono di un piccolo sensore sottocutaneo che misura i valori di glucosio presenti nel liquido interstiziale, il fluido che avvolge le cellule del corpo. In pratica, il glucosio che circola nel sangue passa prima attraverso questo liquido, permettendo una lettura dei valori piuttosto attendibile rispetto alla glicemia ematica, seppur con un certo margine di differenza.
Il sensore, di solito applicato sulla parte alta del braccio, invia una rilevazione ogni pochi minuti a un ricevitore, che può essere un dispositivo medico, come una pompa per insulina, o più comunemente un’applicazione installata su uno smartphone.
Nel 2024, la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato il primo CGM acquistabile liberamente, destinato anche a chi non utilizza insulina o non presenta diagnosi di diabete, ma vuole semplicemente monitorare come alimentazione ed attività fisica influenzino i propri livelli glicemici.
Perché alcune persone sane decidono di controllare la glicemia
L’interesse verso la glicemia si è esteso oltre la popolazione con diabete, coinvolgendo atleti, appassionati di fitness e individui che mirano a un controllo accurato della salute metabolica. Secondo una pubblicazione scientifica del 2023, alcuni sportivi di resistenza potrebbero trarre beneficio dal monitoraggio della glicemia, poiché presentano risposte fisiologiche complesse che mettono in discussione la nostra attuale comprensione della regolazione del glucosio.
Nonostante ciò, i ricercatori sottolineano come siano necessarie ulteriori indagini prima di poter confermare l’utilità dei CGM in persone senza patologie metaboliche conclamate.
Le prove scientifiche a oggi: scarse e poco convincenti
Un’importante revisione degli studi pubblicata nel 2024 ha analizzato l’efficacia dei CGM su individui non diabetici, rilevando scarsa evidenza a sostegno della loro utilità nel miglioramento della salute metabolica o nella prevenzione di eventuali patologie future. I sensori, infatti, non si sono dimostrati affidabili nel segnalare variazioni realmente anormali della glicemia.
Un’indagine recente condotta nel 2025 dai ricercatori dell’Università di Bath ha confrontato le rilevazioni dei CGM con quelle del tradizionale metodo a punzione del dito, evidenziando come i CGM tendano a sovrastimare i livelli di zucchero nel sangue in persone sane. Questo può generare falsi allarmi, inducendo l’utente a pensare di essere a rischio o affetto da problematiche metaboliche, quando in realtà i valori restano nella norma fisiologica.
I rischi del monitoraggio continuo in persone senza diabete
L’utilizzo dei CGM negli individui sani solleva diverse preoccupazioni da parte degli esperti. L’endocrinologo Michael B. Natter, dell’NYU Langone, avverte che disporre di troppi dati potrebbe portare a malinterpretazioni. Variazioni glicemiche lievi, come quelle che avvengono normalmente dopo un pasto, potrebbero essere erroneamente percepite come segnali di un disturbo, generando ansia e portando a restrizioni alimentari immotivate.
Secondo il professor Javier Gonzalez, dell’Università di Bath, affidarsi ai CGM può incoraggiare scelte dietetiche scorrette, basate su dati imprecisi o su interpretazioni sbagliate. Le fluttuazioni considerate “anormali” potrebbero in realtà essere normali oscillazioni glicemiche quotidiane, aggravate da un margine di errore proprio del dispositivo.
Il dottor Adam Collins, professore associato di nutrizione all’Università del Surrey, evidenzia inoltre il rischio di medicizzare la normale fisiologia corporea. La tendenza ad ipercontrollare le variazioni fisiologiche potrebbe sfociare in un aumento delle visite mediche non necessarie e, in alcuni casi, contribuire allo sviluppo di disturbi alimentari.
Un mercato in crescita, ma non privo di critiche
Nonostante i dubbi sollevati dalla comunità scientifica, il mercato globale dei CGM continua a crescere rapidamente. Secondo le stime più recenti, si parla di un valore pari a 9,3 miliardi di dollari, cifra destinata ad aumentare. Questo successo è alimentato in parte da una comunicazione commerciale che, secondo alcuni esperti, può risultare fuorviante.
Gli autori delle più recenti revisioni scientifiche insistono affinché le dichiarazioni pubblicitarie dei produttori vengano revisionate, per evitare che le persone siano tratte in inganno rispetto alla reale efficacia dei CGM in assenza di una diagnosi di diabete o altre patologie correlate alla glicemia.
In definitiva, mentre il monitoraggio della glicemia rappresenta uno strumento prezioso per chi vive con il diabete, l’utilizzo indiscriminato dei CGM da parte di persone sane solleva interrogativi che meritano attenzione critica e una valutazione scientifica più approfondita.