Negli Stati Uniti, alcuni ricercatori hanno ricevuto, nei giorni scorsi, una direttiva sorprendente: eliminare ogni riferimento alla tecnologia dei vaccini a mRNA dalle domande di finanziamento indirizzate al National Institutes of Health (NIH). Questa indicazione ha alimentato il timore che l’attuale amministrazione americana stia valutando una sospensione dei fondi destinati alla ricerca su questa piattaforma biotecnologica innovativa. Un simile scenario rischia di rallentare bruscamente lo sviluppo di cure avanzate, con ripercussioni che andrebbero ben oltre i confini degli Stati Uniti.
La sola ipotesi di un definanziamento appare non solo miope, ma decisamente pericolosa. La tecnologia a mRNA ha infatti rivoluzionato il modo in cui vengono progettati e prodotti i vaccini, accelerando i tempi di sviluppo e aumentando l’efficacia nella risposta a minacce sanitarie globali.
L’esempio più evidente è il vaccino anti Covid-19 sviluppato da Moderna, basato su questa tecnologia. Questo approccio non si limita al coronavirus: le sue applicazioni si stanno estendendo rapidamente a numerose patologie oncologiche, a malattie infettive come l’HIV e a malattie rare per le quali, fino a pochi anni fa, non esisteva alcuna prospettiva terapeutica concreta.
Interrompere il sostegno a queste ricerche significherebbe spegnere una delle innovazioni mediche più promettenti degli ultimi decenni. Il rischio è quello di bloccare progetti già in fase avanzata e di scoraggiare scienziati e startup biotech che, in Europa e in Asia, stanno seguendo con attenzione gli sviluppi normativi e finanziari negli USA.
In un momento storico in cui la competizione scientifica internazionale è serrata, la decisione di frenare gli investimenti su piattaforme mRNA consegnerebbe la leadership globale ad altre potenze, con effetti drammatici sulla capacità di affrontare future emergenze sanitarie.
Per il settore biomedico, ma anche per la salute pubblica mondiale, il messaggio lanciato da Washington è preoccupante: rallentare l’innovazione significa aumentare la vulnerabilità di miliardi di persone, mentre la scienza offre oggi soluzioni che fino a pochi anni fa sembravano impossibili.