Roma, Domenica 30 Marzo 2025 – Il motivo per cui gli adolescenti sembrano attratti dal rischio molto più degli adulti ha finalmente una spiegazione concreta, e arriva direttamente dai laboratori dell’Università della California, Los Angeles. I neuroscienziati americani hanno infatti analizzato un meccanismo neurale chiave che regola l’equilibrio tra istinto di sopravvivenza e desiderio di trasgressione nel corso della vita.
Durante lo sviluppo cerebrale, la corteccia prefrontale dorso-mediale (dmPFC) modifica radicalmente il proprio modo di comunicare con altre due aree fondamentali: l’amigdala basolaterale (BA), sede della memoria della paura, e il nucleo accumbens (NA), centrale per il sistema della ricompensa. Nei giovani e negli adolescenti, il collegamento tra queste regioni si presenta in una configurazione tale da ridurre l’evitamento del pericolo, rendendoli più propensi a sfidarlo.
Utilizzando tecniche avanzate di optogenetica e tracciando i segnali con molecole fluorescenti, i ricercatori hanno osservato che con l’età la dmPFC diventa più reattiva alle minacce. Questo aumento di sensibilità porta gli adulti a dare priorità alla sicurezza, mentre nei più giovani prevale una spinta biologica alla sperimentazione rischiosa. Una sorta di “negoziazione interna” avviene tra la razionalità e il richiamo del piacere, che varia notevolmente in base all’età.
In un esperimento simile a una scena tratta da “Gioventù bruciata” con James Dean, i topi adolescenti sono stati messi alla prova con una scelta difficile: continuare a mangiare cibo posizionato vicino a una zona minacciosa oppure rifugiarsi su una piattaforma sicura al segnale di pericolo. I topi giovani e adolescenti sceglievano di correre il rischio, mentre i più anziani si allontanavano rapidamente.
Questi schemi comportamentali, coerenti con quelli osservati in altri mammiferi, rivelano come il cervello si adatti progressivamente all’età attraverso una ristrutturazione dei circuiti neurali, favorendo l’esplorazione nei primi anni di vita e la prudenza nell’età adulta. La ricerca sottolinea che non solo gli esseri umani, ma anche altri animali come i topi, attraversano transizioni evolutive simili, suggerendo che il rischio adolescenziale è un elemento naturale del processo di maturazione cerebrale.
Secondo gli autori, la mancanza di studi specifici sul ruolo causale delle interazioni tra dmPFC, BA e NA ha lasciato finora un vuoto di conoscenza fondamentale. Questo studio, pubblicato su Nature Neuroscience, segna un passo decisivo nella comprensione del modo in cui il cervello ristruttura i suoi meccanismi decisionali nel tempo, con implicazioni potenzialmente rilevanti anche per la salute mentale e i comportamenti a rischio.