Per la prima volta nella sua storia, gli Stati Uniti hanno adottato una lingua ufficiale, segnando una svolta significativa nel panorama politico e culturale del paese. Il 1° marzo, il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che designa l’inglese come lingua nazionale. Sebbene l’inglese sia sempre stato la lingua predominante nelle istituzioni governative, nei documenti ufficiali e nella vita quotidiana della maggior parte degli americani, fino ad oggi non era mai stato ufficialmente riconosciuto a livello federale.
Nonostante questo, 32 dei 50 stati e tutti e cinque i territori statunitensi avevano già dichiarato l’inglese come lingua ufficiale nei rispettivi ambiti. La scelta di non adottare una lingua nazionale a livello federale fino a oggi è stata una particolarità che ha distinto gli Stati Uniti dalla maggior parte dei paesi del mondo. Oggi, oltre 180 nazioni hanno una lingua ufficiale, mentre più di 100 paesi riconoscono due o più lingue per riflettere la loro diversità culturale.
Perché gli Stati Uniti non hanno mai avuto una lingua ufficiale?
Nel XVIII secolo, quando gli Stati Uniti stavano prendendo forma, la popolazione era estremamente eterogenea. Sebbene l’inglese fosse la lingua più diffusa, ampie comunità parlavano tedesco, olandese, francese, svedese, polacco, italiano, portoghese e molte altre lingue. Questo mosaico linguistico rifletteva la natura multiculturale del paese, rendendo difficile l’imposizione di una sola lingua senza rischiare di favorire una comunità a scapito delle altre.
Nel 1780, John Adams propose al Congresso Continentale di rendere l’inglese la lingua ufficiale degli Stati Uniti, ma l’idea fu bocciata perché considerata antidemocratica e contraria ai principi di libertà individuale. La convinzione dominante era che un paese nato dalla diversità dovesse garantire l’inclusione linguistica piuttosto che imporre un’unica lingua nazionale.
Una delle leggende più diffuse riguarda un presunto voto decisivo che avrebbe impedito al tedesco di diventare la lingua ufficiale. La storia racconta che il primo presidente della Camera dei rappresentanti, Frederick Muhlenberg, votò contro la proposta, ma gli storici hanno smentito questo racconto, definendolo un mito senza fondamento storico.
Quali saranno le conseguenze della decisione di Trump?
L’ordine esecutivo firmato dal presidente Trump dichiara ufficialmente che “l’inglese è la lingua nazionale degli Stati Uniti”. La motivazione dietro questa scelta è che i documenti fondamentali della nazione, come la Dichiarazione di Indipendenza e la Costituzione, sono stati scritti in inglese, e quindi la lingua rappresenta un elemento unificante per il paese. Secondo la Casa Bianca, “una lingua condivisa rafforza la coesione sociale e l’identità nazionale”.
I dati del censimento mostrano che il 78,3% della popolazione di età superiore ai 5 anni parla solo inglese a casa. La seconda lingua più parlata è lo spagnolo, ma il 61% degli ispanofoni negli Stati Uniti è in grado di parlare fluentemente l’inglese. Per questo motivo, alcuni analisti considerano l’ordine esecutivo di Trump un’azione simbolica, più che una misura destinata a produrre cambiamenti concreti.
Tuttavia, questa decisione potrebbe avere ripercussioni pratiche, specialmente per quanto riguarda la fornitura di servizi governativi in altre lingue. Subito dopo l’insediamento di Trump, la Casa Bianca ha rimosso la versione in spagnolo del proprio sito web e ha eliminato le pagine social in lingua spagnola. L’ordine esecutivo potrebbe portare a ulteriori restrizioni nell’uso di lingue diverse dall’inglese all’interno delle istituzioni federali.
Inoltre, la nuova politica prevede l’abolizione di un mandato introdotto da Bill Clinton, che obbligava le agenzie governative a fornire assistenza linguistica ai non anglofoni. Questa misura era stata pensata per facilitare l’accesso ai servizi pubblici per milioni di immigrati. Anabel Mendoza, portavoce dell’organizzazione United We Dream, ha dichiarato che l’ordine esecutivo di Trump è “un attacco diretto agli immigrati”, con il rischio di colpire scuole, programmi educativi e servizi sociali rivolti alle comunità linguisticamente diverse.
La posizione di Trump sul multilinguismo
Donald Trump ha espresso opinioni molto chiare sull’uso dell’inglese come lingua predominante negli Stati Uniti già dal 2015, quando durante un dibattito affermò: “Abbiamo un paese dove, per assimilarsi, bisogna parlare inglese”. Secondo l’ex presidente, la conoscenza della lingua è essenziale per favorire l’integrazione degli immigrati e preservare l’identità nazionale.
Tuttavia, nonostante questa posizione, nel 2020, durante la sua seconda campagna elettorale, Trump cercò di attirare il voto della comunità ispanica, trasmettendo spot televisivi in spagnolo con lo slogan “Por Trump”. Questo apparente doppio standard ha sollevato critiche, alimentando il dibattito su quanto la sua politica linguistica sia realmente basata su principi di coesione nazionale, piuttosto che su strategie politiche ed elettorali.