I laghi della Terra stanno affrontando una drastica diminuzione dei livelli di ossigeno, un fenomeno che si sta rivelando molto più rapido e grave rispetto a quanto osservato negli oceani. Tra il 1980 e il 2017, secondo uno studio internazionale, l’ossigeno disciolto è calato del 5,5% nelle acque superficiali e ha registrato un allarmante -18,6% negli strati più profondi.
Il team guidato dal geografo Yibo Zhang dell’Accademia Cinese delle Scienze (CAS) ha analizzato i dati di oltre 15.500 laghi in tutto il mondo, sfruttando immagini satellitari e informazioni climatiche e geografiche. Dallo studio emerge che più dell’80% dei laghi analizzati ha oggi livelli di ossigeno inferiori rispetto al passato.
Tra il 2003 e il 2023, l’85% di questi laghi ha registrato un aumento significativo delle ondate di calore annuali, un fattore che ha inciso direttamente sulla capacità dell’acqua di trattenere ossigeno. Secondo i ricercatori, questi episodi estremi di caldo hanno causato il 7,7% della perdita di ossigeno, compromettendo profondamente l’equilibrio biologico degli ecosistemi.
Un altro fattore determinante è la proliferazione di fioriture algali, alimentate da fertilizzanti e reflui agricoli che penetrano nei corsi d’acqua. Queste fioriture, accentuate dal riscaldamento, sono responsabili di un ulteriore 10% della deossigenazione osservata.
Ma è l’aumento costante delle temperature globali il principale colpevole: fino al 55% della riduzione dell’ossigeno nei laghi può essere ricondotto al riscaldamento a lungo termine, affermano gli autori della ricerca. Secondo gli scenari più critici, entro il 2100 i laghi della Terra potrebbero contenere fino al 9% in meno di ossigeno.
Questi cambiamenti hanno già avuto conseguenze devastanti sulla fauna acquatica. Le cosiddette “zone morte”, ambienti troppo poveri di ossigeno per sostenere la vita, si stanno espandendo. Eventi di moria di massa sono stati segnalati in tutto il mondo, come nel fiume Oder in Polonia nel 2022, ma anche in Nuova Zelanda, in Australia con i Murray cod, e in Germania.
L’evaporazione accelerata dovuta a un’atmosfera sempre più calda aggrava il quadro, con un impatto diretto sul ciclo idrologico globale. Il fenomeno del “whiplash idroclimatico” – il brusco passaggio da siccità a inondazioni – sta diventando più frequente, misurato tramite l’Indice SPEI (Standardized Precipitation-Evapotranspiration Index).
Oltre a compromettere la biodiversità lacustre, queste trasformazioni minacciano anche le economie locali e la sicurezza alimentare globale, già messe alla prova dalla distruzione di aree cruciali come il quarto lago più grande del pianeta.
Secondo l’ecologo Shi Kun, anche se interventi come la piantumazione di vegetazione acquatica e la creazione di zone umide possono favorire un recupero, la priorità resta quella di contenere il riscaldamento globale e limitare l’inquinamento agricolo, per scongiurare il collasso degli ecosistemi lacustri su scala planetaria.