Da tempo, biologi e astrofisici discutono sulla possibilità che le molecole complesse, essenziali per la vita sulla Terra, possano avere un’origine extraterrestre. Una delle teorie più accreditate ipotizza che queste molecole siano state trasportate dai ghiacci interstellari, microscopici granuli formati nelle zone più fredde e dense delle galassie, all’interno delle nubi molecolari. Questi grani si sviluppano per accrescimento di atomi e molecole sulla superficie della polvere interstellare, composta principalmente da carbonio, ossigeno, silicio, magnesio e ferro. Poiché le reazioni chimiche su un substrato solido sono molto più efficienti rispetto a quelle nello stato gassoso, gli scienziati ritengono che i ghiacci interstellari abbiano un ruolo cruciale nella formazione delle molecole organiche.
La scoperta di due enigmatiche regioni nel Braccio del Centauro
Nel 2021, un team di astronomi ha analizzato i dati del satellite a infrarossi Akari, individuando due luminose regioni interstellari caratterizzate da profonde bande di assorbimento tipiche dei ghiacci interstellari. Inizialmente si pensava si trattasse di nubi molecolari, ma le successive analisi spettrali hanno smentito questa ipotesi. I due oggetti, situati nel piano galattico della Via Lattea in direzione del Braccio del Centauro, non appartengono ad alcuna regione di formazione stellare conosciuta, lasciando aperti numerosi interrogativi sulla loro natura.
Un team di ricerca giapponese, guidato dall’Università di Niigata, ha approfondito lo studio di questi misteriosi oggetti, confermando le prime osservazioni. I risultati, pubblicati il mese scorso su The Astrophysical Journal, suggeriscono che questi corpi, denominati Oggetto 1 e Oggetto 2, potrebbero rappresentare una nuova classe di oggetti interstellari.
Indagini approfondite con il radiotelescopio Alma
Per comprendere meglio la natura di questi enigmatici corpi celesti, gli scienziati hanno utilizzato Alma, la rete di 66 antenne radio situata nelle Ande cilene. Analizzando i dati raccolti, il team ha calcolato la distanza, studiato il movimento e analizzato la composizione chimica del gas molecolare associato ai due oggetti.
Le osservazioni nell’infrarosso, condotte con il satellite Akari, avevano mostrato segni di assorbimento di ghiaccio e polveri, caratteristiche tipiche di oggetti stellari giovani, stelle evolute con intensa perdita di massa o stelle luminose dietro dense nubi molecolari. Tuttavia, le analisi condotte con Alma raccontano una storia differente.
La distribuzione spettrale nell’infrarosso, la presenza di ghiaccio e polvere, le dimensioni compatte e l’intensa emissione di ossido di silicio non corrispondono a nessuna delle classi di sorgenti interstellari finora conosciute.
Distanza, dimensioni e composizione chimica
Le misurazioni hanno rivelato che Oggetto 1 e Oggetto 2 si trovano rispettivamente a 30mila e 40mila anni luce dalla Terra. Si tratta di corpi isolati, caratterizzati da una forte emissione di monossido di carbonio e ossido di silicio, con un rapporto tra questi gas sorprendentemente elevato. La presenza di ampie linee di emissione molecolare indica che questi oggetti potrebbero essere associati a intense fonti di energia turbolenta.
Gli scienziati hanno inoltre stimato che le dimensioni dei due oggetti siano comprese tra 100 e 1.000 unità astronomiche. Sebbene si tratti di grandezze significative, sono comunque inferiori a quelle delle classiche regioni di formazione stellare.
Un enigma cosmico ancora irrisolto
I corpi interstellari finora conosciuti, responsabili della formazione di ghiacci cosmici, solitamente brillano nel lontano infrarosso e nell’intervallo sub-millimetrico a causa della presenza di grandi quantità di polvere interstellare. Tuttavia, le osservazioni di Alma non hanno rilevato alcuna radiazione sub-millimetrica proveniente dai due oggetti, suggerendo che potrebbero avere caratteristiche completamente nuove.
Ma cosa sono realmente Oggetto 1 e Oggetto 2? Gli astrofisici ipotizzano che si tratti di una classe di oggetti interstellari mai osservata prima. «Studio i ghiacci interstellari da quasi 18 anni, ma questi due oggetti mi hanno lasciato perplessa», afferma Takashi Shimonishi, autore principale dello studio e ricercatore dell’Università di Niigata. «Queste due sorgenti sembrano uniche e potrebbero rappresentare un nuovo tipo di ambiente in cui si formano ghiacci e molecole organiche.»
La vera natura di questi enigmatici oggetti cosmici rimane ancora sconosciuta. Tuttavia, nuove osservazioni ad alta risoluzione del gas molecolare circostante, condotte con Alma, e analisi più dettagliate dei ghiacci e delle polveri con il telescopio spaziale James Webb potrebbero finalmente svelarne il mistero.