La presenza di microplastiche è stata individuata anche nei luoghi più remoti dell’Antartide, segnando un’importante scoperta nel campo dell’inquinamento globale. Gli esami condotti sotto la guida di Clara Manno, ricercatrice del British Antarctic Survey (BAS), evidenziano come l’entità di questa contaminazione sia stata finora sottovalutata.
Un nuovo metodo di analisi per rivelare l’inquinamento
Lo studio, pubblicato sulla rivista Science of The Total Environment, ha sfruttato nuove tecniche di analisi per esaminare i ghiacci prelevati in diverse località, comprese aree vicine a stazioni di ricerca e zone completamente isolate. L’innovativo metodo ha consentito di individuare tra 73 e 3.009 frammenti di microplastica per litro di neve, con una grandezza inferiore ai 50 micrometri, ovvero le dimensioni tipiche di una cellula umana.
Secondo Emily Rowlands, ecologa marina del BAS e coautrice dello studio, il miglioramento delle tecnologie di analisi ha permesso di identificare particelle molto più piccole rispetto a quelle rilevate in passato. Questa scoperta ha portato alla consapevolezza che la quantità di microplastiche nella neve antartica sia almeno 100 volte superiore rispetto alle stime precedenti.
Microplastiche anche nelle zone più protette
L’Antartide, nonostante le severe regolamentazioni ambientali, non è esente dalla diffusione delle microplastiche. Kirstie Jones-Williams, coinvolta nella ricerca, ha sottolineato come i risultati dimostrino la presenza di contaminazione anche in aree soggette a rigidi controlli. Questo conferma che l’inquinamento da plastica è un problema onnipresente, capace di raggiungere anche le regioni più remote del pianeta.